Quante volte ho osservato il fiume scorrere nel suo letto, tra anse ed ostacoli serpeggiare lungo il suo percorso inarrestabile.
Imperturbabile come il piú determinato dei soldati, anarchico e ribelle come il piú infervorato degli animi. Non l'ho mai visto prosciugarsi nemmeno negli inverni piú rigidi né dubitare della sua mè ta nemmeno quando alcune ostruzioni naturali ne deviavano la direzione.
Eppure quando mi sono avvicinata per ascoltare la sua storia, mi ha raccontato di momenti in cui ha avuto paura, momenti durante i quali non credeva avrebbe rivisto la primavera successiva.
Ma quello che mi ha colpita non é stato il coraggio con il quale ha affrontato questi frangenti o la forza che ne ha determinato il superamento, quello che mi ha toccato é stata la sua voce rotta dall'emozione nel ricordare la gioia di essere presente a sé stesso anche quando la sua anima avrebbe voluto fuggire altrove, anche quando l'uomo l'ha costretto a piegarsi, quando l'ha sfidato imponendogli di arrestarsi per poi obbligarlo a gettarsi da altezze vertiginose per sfruttare la furia con la quale reagisce un leone tenuto in gabbia per troppo tempo.
Mi ha commossa quando, alzando la voce, mi ha esortata a non imporre mai la mia volontá su quello che deve essere lasciato andare.
Mi ha ferita quando urlandomi addosso la sua rabbia mi ha accusata di non essere diversa da chi non é capace d'ascoltare.
Mi ha intenerita quando sussurrandomi la sua nostalgia, mi ha confessato d'aver amato piú volte nella sua vita.
La montagna é stata colei che ne ha ascoltato il primo vagito, come non averla nel cuore quale genitrice e protettiva custode dei suoi natali.
La foresta, sua sposa, l'ha accolto e cresciuto nutrendo il suo corpo fortificandone la tempra e fecondandolo di vita.
Ma lui sapeva che il suo ultimo sguardo l'avrebbe rivolto al mare, che il suo ultimo respiro l'avrebbe dedicato al sole.
Lá dove la storia si butta tra le braccia dell'acqua e pare raccontare di un tradimento crudele, ecco che una lacrima si leva dalle onde, e come una lettera imbustata dal vento, risorge dalla tomba di sale, per levarsi al cielo e ritornare alla montagna, bagnando di luce le sue origini, per poi ridiscendere a valle e riabbracciare la foresta dissetando l'arsura di quegli occhi incapaci di credere ad un addio definitivo e soprattutto consapevoli di quanto ogni cosa appartenga ad un Amore piú grande i cui confini si perdono al di là delle apparenze.