Ci sono decisioni pazienti, pronte ad accoglierti festanti non appena accenni a dirigerti nella loro direzione.
Cominciano a scodinzolarti da lontano, come se fiutassero il fatto che le stai prendendo in considerazione: non aspettano altro che tu le degni di uno sguardo per sentirsi autorizzate a saltarti addosso, buttandoti a terra, con prorompente irruenza, per dimostrarti quanto ti siano riconoscenti d’ averle afferrate.
Già perché se non le avessi prese tu magari l’ avrebbe fatto qualcun altro ma forse non sarebbe stata la stessa cosa.
Quante ne ho viste rinchiuse dietro le sbarre dei dinieghi, guaire rassegnate nella consapevolezza di non essere sufficientemente allettanti da indurre qualcuno ad accoglierle.
Eppure sono decisioni così vere, così vive, cariche di un incontenibile entusiasmo che neanche l’ essere state scartate è riuscito a spegnere. La loro non è una bellezza appariscente, sono piuttosto dotate di un fascino che va ricercato in quella forza derivante dall’ incapacità di rassegnarsi al fatto di non essere corrisposte.
Loro non sono in vendita, nessuno sano di mente, spenderebbe mai un centesimo per portarsele via, tuttavia i loro cuori sembrano sondarmi dentro, come a cercare quel requisito che mi renda idonea a prendermi cura di almeno una di loro. Come non emozionarsi davanti a quegli occhioni supplicanti che nell’ allagarsi di commozione, pare mi dicano: “ prendi me”, “ prendi me”!
Una semplice occhiata, data di sfuggita, quasi per sbaglio, nell’ alzare per caso la testa in cerca di un segno, e perché no, di una conferma che speravo potesse piovermi dal cielo … ed invece ci vado praticamente a sbattere contro, ritrovandomela proprio sotto al naso.
La vedo, adesso la vedo, so di conoscerla perché sono sicura di averla già vista prima, anzi, ne sono certa, io quella decisione l’ ho già presa, tanto tempo fa …
Lei è lì, è sempre stata lì, ormai è quasi in fin di vita perché non si è mai mossa da dove il mio sogno l’ aveva lasciata, dimenticandosela. E’ deperita poverina, non mi sono più curata di lei da quando ho smesso di crederle, da quando ho stabilito che quella decisione avrebbe richiesto una dose di coraggio che ero convinta di non possedere.
Ma oggi so che certe decisioni, le più determinanti, non si lasciano catturare facilmente mentre quelle più difficili ti vengono addirittura a cercare.
Adesso so che non sono io a dovermi decidere perché significherebbe continuare a rincorrere il mio sogno, a forzarlo, allontanandolo sempre più dalla mia portata.
No, ora è tempo di coglierla quella decisione perché se tergiversassi ancora rischierei di vederla marcire sull’ albero dei rimpianti: prenderò la scala se serve e all’ occorrenza mi arrampicherò più in alto, ma non aspetterò che il ramo si spezzi sotto il peso della mia esitazione e se dovessi accorgermi di avere le braccia troppo corte, chiederò al sole di farla maturare quel tanto che basta per farmela cadere direttamente in grembo.