Passò giorni a chiedersi, quale fosse stata l'espressione del suo volto durante la lettura del messaggo apparso come un bagliore, nella posta elettronica personale, durante uno dei tanti pomeriggi trascorsi nell'aula riunioni dello studio professionale.

Nulla di sorprendente.

E Lia si sentiva mancare, con un nodo alla gola ed il volto accaldato, i cui tessuti pungevano come tanti aghi.

- Non mi dici niente? - Chiedeva all'amica seduta a fianco a lei, alla quale aveva sottoposto la lettura, attraverso il monitor del portatile.

Nessuna delle persone che si trovavano in quella stanza, poteva capire cosa stesse accadendo, a loro, che comunivano anche con lo sguardo.

L'unica condivisone con i colleghi delle due professioniste, erano il tavolo della riunione e l'area che li circondava.

Non stavano ascoltando nulla di ciò che veniva detto, con il rischio di essere interpellate e non saper rispondere.

Lia mascherò bene il suo stato, evitando il più possibile di parlare con altri.

Rilesse il contenuto del messaggio, fino a conoscerlo a memoria.

Uscite dalla sala dall'aria rarefatta, le due donne si recarono all'aperto.

Lia a stento riuscì a sfogare quella rabbia, nella pausa breve di un ambiente lavorativo, dove l'importanza dell'immagine sovrastava tutto, senza ritegno.

Era scontato che quella sua unica vera storia con un uomo, dovesse finire.

L'amica, che tante volte aveva espresso il suo disappunto per quella relazione, non sapeva capacitarsi nel dolore, anche fisico, che Lia manifestava per quella realtà troppo violenta e per nulla imprevista.

Lui aveva deciso di recidere il legame che per un breve tempo le aveva fatto credere, di essere all'apice dei suoi desideri.

A lui non mancava nulla.

Si sarebbe sposato la futura stagione.

Eppure Lia, si era sentita rivelare i dubbi su quel matrimonio, che aveva già una data ed una casa acquistata assieme alla fidanzata dai tempi universitari.

Con Lia aveva sfogato la sua confusione, che diventò ben presto disperazione.

Lia, che aveva avuto poche storie senza importanza, si era sentita, per la stessa decrizione di lui, "la spensierattezza dimenticata", anche per un uomo che, nella vita, aveva sempre fatto ciò che desiderava.

Talvolta, avevano pensato di poter essere loro due i protagonisti di un futuro matrimonio, scoprendosi a fantasticare sulla famiglia, che avrebbero creato nella casa in cui Lia abitava sola, dopo la morte dei genitori.

Una casa circondata da una veranda sempre fiorita ed una piccola area verde. Per tutti quei mesi era stata il luogo dei loro incontri.

Quando si erano conosciuti, durante un viaggio di lavoro, era bastato un aperitivo per indurli scambiarsi i recapiti di cellulare.

Pochi giorni dopo era stata lei a chiamarlo.

Non ebbe il tempo di domandarsi se fosse il caso di frequentarlo, al di fuori di contesti professionali.

ll modo in cui lui la guardava, la rendeva assolutamente incapace di decidere.

La sera in cui fecero l'amore per la prima volta, non osarono parlare delle loro vite reali.

Lia in seguito, chiese spesso - Cosa farai con lei? - Senza essere assillante.

Lui, non sapeva dare risposte e lasciava che i preparativi per le nozze andassero avanti come prima.

La relazione con lui l'attraeva anche in quella condivisione sempre più difficile, nella totale consapevolezza della doppia vita del suo uomo.

- Il nostro amore è nato così, da quello che siamo stati - si dicevano.

Quando lui rivelò, con parole tentennanti ed imbarazzate, di aver confessato la loro storia alla fidanzata, Lia si rese conto che lui non avrebbe mai abbandonato quella donna che amava perdutamente. Lo si capiva dal modo in cui parlava con Lia di quell'avvenimento tragico, ma altrettanto importante per le tre persone, messe a nudo nei sentimenti più profondi.

Lia non osò chiedere niente ed attese l'evolversi della storia, fino a quel pomeriggio.

Lui si era allontanato in maniera quasi naturale.

Una storia già scritta, dove iniziava la parte peggiore per lei, che rientrava nella sala riunioni con l'amica a fianco.