Quanto ti allontana certe volte la scuola dal piacer della conoscenza e dal goder della libertà di trarne uno spunto di crescita personale.
Tutti prima o poi ci siamo imbattuti di fronte ad un testo che per quanto comprensibile, non ci risuonava dentro e che oltre a non piacerci affatto, abbiamo dovuto imparare a memoria!
I più fortunati fotografavano la pagina mentalmente per poi ripeterla a mo' di pappagallo senza tuttavia averne compreso il senso, ragion per cui, una volta recitata la lezione, di quella poesia nulla restava nel cuore.
Quante volte ci si è trovati davanti ad un testo ostico dove neanche le note a piè pagina o i commenti a margine riuscivano a venirci in soccorso e laddove la strada della nostra comprensione veniva sbarrata a cominciare dal titolo, contemporaneamente la nostra indulgenza terminava la sua scorta di pazienza per finire con l’ odiare quel genere letterario senza nessuna utilità apparente.
A che serve sapere a menadito una serie di parole delle quali non condividiamo il vissuto o che sono talmente lontane dalla nostra realtà che leggerle assume la stessa valenza del ricordare il caro estinto durante la messa commemorativa?
Dio solo sa cosa aveva in mente Leopardi quando scrisse “ A Silvia” o quali affanni tormentavano l’ animo di Baudelaire quando compose Les Fleurs du Mal.
Sfido i più saccenti critici letterari a rispondermi, consapevole del fatto che chiunque s’ arrischiasse in una simile impresa peccherebbe di presunzione oltre che di ipocrisia.
Ecco perché scrivo poesie.
Sebbene in esse sia contenuto un messaggio, a me non interessa che questo venga individuato e recepito, viceversa ciò che mi preme è suscitare un’ emozione in chi mi legge, ovvero far emergere la specifica sensibilità di ciascuno attraverso le vibrazioni dell’ anima, toccando quelle corde capaci di far suonare il cuore di chi mi si accosta, nella tonalità che gli appartiene.
Ecco perché scrivo poesie.
Attraverso di esse sono venuta in contatto con persone meravigliose, persone che come me condividono questa passione, già perché di questo si tratta.
Di un amore viscerale per le parole attraverso le quali è possibile dar vita a concetti azzardati, fuori dagli schemi, parole per mezzo delle quali è possibile osservare la vita da un’altra prospettiva, ovvero dal punto di vista poetico dove il senso comune, soffrendo di mediocrità, non s’arrischierebbe mai di salire.
Dove sta scritto che la poesia debba essere in rima, chi ha stabilito che per essere considerata tale occorra attenersi scrupolosamente alla metrica … e se le strofe non fossero incatenate, chi metterebbe le manette ai versi?
La poesia è la libertà per mezzo della quale l’ispirazione vola, è la possibilità che diamo all’effimero d’esser immortalato, è il divino che si fa penna intinta nel sangue e nella carne della Vita.
Ecco perché scrivo poesie.