E’ difficile andare ai Cancelli di Ostia il sabato e la domenica. Il traffico è impazzito, la strada intasata. A destra e sinistra macchine arroventate in doppia fila col motore acceso che cercano di parcheggiare senza riuscirci e sotto i dossi moto e motorini incatenati gli uni agli altri. La gente passa accaldata, con le pinne, i materassini, i cestini da pic- nic, gli asciugamani ed i giornali sotto le ascelle sudate per cercare un posto dove fermarsi. Ogni tanto si tuffano in mare per cercare refrigerio. Ma il mare di Ostia è inquinato. Questo dice la gente uscendo dall’ acqua. Poi si scrolla di dosso le goccioline e bagna i vicini, gli asciugamani distesi al sole.
A me tutto questo non interessa. Sto solo attento a non calpestare camminando quei corpi svestiti, quelle natiche esposte al sole. Questo spettacolo non mi piace. Vengo dal Marocco e per me le donne sono donne, non se ne vanno in giro mezze nude.
Cammino con la mia merce esposta in un cestino: orecchini, braccialetti, collanine. Ogni tanto qualcuno mi ferma, osserva la mia mercanzia, contratta e compra.
Cammino fino al tramonto, quando il cielo si fa violetto ed il sole scende piano dietro le dune. Allora la spiaggia di Ostia torna vuota.
Dormo vicino ad una montagnola, in una piccola grotta scavata dal tempo tra le dune. E ritrovo il mio amico Jack. Lui dorme con me, mi aspetta tutte le sere ed io gli porto da mangiare quello che riesco a racimolare, a volte un panino, a volte della carne. Anche lui, come me, è solo. Ma da quando ci siamo incontrati siamo inseparabili, ci facciamo compagnia.
Jack è un meticcio dal pelo bianco, lungo, un muso breve e grandi occhi marroni. E’ capitato qui chissà come, chissà da dove, forse abbandonato, forse randagio da sempre. Non so dove vada durante il giorno ma la sera è sempre lì, puntuale, quando mi vede arrivare mi corre incontro dimenando la sua lunga coda. E’ il suo modo di dirmi bentornato.
Spesso divertiamo con un semplice passatempo: io tiro una vecchia pallina blu trovata sulla spiaggia e Jack corre tutto contento e la riporta indietro. Poi rimane a guardarmi ansimante, la lingua penzolante dalla bocca semichiusa per invitarmi a continuare il gioco.
Nelle giornate più belle facciamo il bagno. Alla luce evanescente del tramonto, tra le onde che ci scivolano addosso, il suo pelo diventa d’ argento, sembra quasi brillare come la luna che si affaccia pian piano sul mare.
Una sera sono tornato alla mia duna e Jack non c’ era. L’ ho aspettato e chiamato e aspettato ancora. Anche nei giorni seguenti il mio amico non è ricomparso.
Adesso sono solo sulla spiaggia di Ostia. Mi è rimasto un gran vuoto e una pallina blu.