Giulia era travolta, sconvolta, inondata, emozionata... dal “rosso”! Il “rosso” vermiglio delle sue rose, il cui profumo le stava raggiungendo l’olfatto sulla terrazza dove il “rosso” del sole al tramonto si stava lasciando ingoiare dalle acque del limpido mare salentino della sua Castro; dove si stava emozionando fino alle lacrime dinanzi ad un simile spettacolo della natura, sorseggiando un calice del suo “rosso” preferito, “il nettare degli dei” lo aveva soprannominato, il Selvarossa, caldo e avvolgente, una coccola!
Che magia quel profumo di uve negramaro e malvasia nera invecchiato in barriques di rovere, vino della sua terra, stava godendo! Era un tardo pomeriggio di mezza estate e Giulia era consapevole di non poter chiedere altro in quell’ istante oltre quell’esplosione sensoriale di vista, olfatto, gusto.
“Merci”, sussurrò guardando il cielo! Stava per lasciarsi cadere sulla sua poltrona in vimini sistemata fronte mare, quando in maniera del tutto inattesa, le sopraggiunse Giacomo appena risalito dalla spiaggia. Le sfiorò il collo con le labbra umide dello stesso vino che lei stava sorseggiando, mentre le sue braccia possenti le stavano già avvolgevano i fianchi spigolosi. Fece poi scorrere le mani con esperta maestria lungo il corpo di lei avvolto in una sottoveste di seta color cipria la cui spallina stava svolazzando appena, subendo il lieve fruscio di quel vento, alito immancabile per il Salento. Giulia non si voltò, lasciò che quell’emozione l’avvolgesse e la stordisse al solo tatto; lasciò alla vista la sola, pura, enfatica immaginazione dell’imponenza del corpo di lui che la stava dominando; poi in un solo gesto le sciolse i capelli, ne annusò il profumo con un’ intensità da farla trasalire, le mani s’incrociarono in una presa potente, dovette voltarsi! Le sue labbra chiedevano le labbra, le loro labbra si stavano cercando, i loro odori mescolando. Mentre il mare cantava il lieve saluto al giorno con il fluttuare lento delle onde, loro si stavano perdendo in un solo corpo, in una sola anima. E il sangue frammisto al vino appena finito di gustare aveva irrorato le arterie di “rosso”, vivo, caldo!Giulia e Giacomo si erano conosciuti un anno prima durante un viaggio enoturistico alla scoperta del gusto. Giulia aveva superato in luglio l’esame da sommelier, e in settembre l’associazione enologica aveva organizzato un percorso detto “le vie dell'uva”; praticamente un’immersione tra natura e sapori, panorami da scoprire e degustazioni con visite guidate ai vigneti e agli impianti produttivi. Giacomo era figlio di uno dei più grandi viticoltori toscani nonché proprietario di uno dei vigneti più produttivo della zona. Nel suo agriturismo si svolgevano di continuo questo tipo di visite guidate, corsi, degustazioni e lui ne seguiva personalmente l’organizzazione in ogni sua fase.
Quel settembre però non fu come tanti altri, nel casolare di Giacomo in Toscana, dal Salento giunse Giulia, diafana, leggiadra e leggera come una gazzella; il suo corpo nei movimenti sinuosi non aveva passo, era un volo! I suoi occhi verdi dal taglio orientale, il suo sorriso discreto e la sua aria algida e sofisticata, avevano immediatamente avuto presa nel contatto con Giacomo che s’intendeva di vino e di tante altre cose belle della vita. E Giulia era rimasta anche lei colpita da quell’uomo così colto, ma così vero, sofisticato, ma genuino, così diverso dagli uomini che aveva conosciuto fino a quel momento, uomini storditi dal lavoro, intenti a far soldi e dimentichi di doversi riservare anche un tempo per spenderli, quei soldi! Giacomo si era laureato a Firenze in architettura, adorava le belle arti, il buon gusto, la fantasia; lui sceglieva, scopriva, consigliava colori, spazi, valorizzava angoli e ricavava da ruderi, stupende meraviglie! Chissà che non fosse per queste sue caratteristiche innate e affinate attraverso lo studio, che in amore gli riuscisse tanto bene esternare urla da esteta di fronte alla bellezza e per questo riuscisse a valorizzare ogni istante con quella stessa fantasia che non esauriva mai durante le ore di lavoro; insomma, in una sola vacanza, Giulia aveva portato la figura dell’architetto ai massimi vertici del gradimento femminile! Perché lui ama l’armonia delle forme, esalta il valore dell’effetto giocoso delle luci sulle ombre; perché in tutto ciò che fa deve sorprendere, immaginare, modificare, ma anche saper creare dal nulla. Se poi aggiungiamo che Giacomo viveva nella campagna Toscana e s’intendeva di ogni “rosso” doc... non ne parliamo! Il suo era un vivere “lento”, di quella lentezza che innamora una donna, perché è morbida, fascinosa, rassicurante. Al mattino cavalcava e si emozionava dinanzi ai panorami della campagna toscana, dipingeva, suonava il pianoforte e scriveva poesie. Una sera durante una passeggiata dopo cena gliene lesse una mentre i loro volti erano illuminati dalla sola luce della luna :
Amami come se non dovessi amare mai più
e come se non avessi amato mai.
Guardami come se non dovessi più vedere
e come se prima di me non ti fossi mai
in uno sguardo incantata.
Parlami come se non ci fosse più il tempo per dire
e come se non avessi mai usato prima
il potere con cui deflagrano certe parole,
ed io ti amerò senza prima nè dopo
ti amerò senza tempo
nell’infinito spazio eterno
che un battito concede.
Giulia lo guardò e in quell’istante stesso pensò che stava vivendo un magico momento che non sarebbe stata in grado di dimenticare facilmente! La vacanza a Montepulciano era risultata indimenticabile per una serie di scoperte, nuovi rossi vellutati avevano accarezzato i loro palati insieme a formaggi stagionati e un nuovo rosso li aveva travolti subito, senza preamboli ed esitazioni,:“Ilrossodellapassione”! Di quella che unisce inesorabilmente le menti oltre ogni possibile fisicità, di quella che la notte non dormi e il giorno non ti svegli mai, di quella che basta un semplice sfiorarsi a far intravedere il paradiso!Già perché senza passione il vivere cos’è? È la passione il motore capace di muovere l’intero universo. E lei se n’era accorta adesso, leggendo negli occhi di lui il desiderio allo stato puro mentre scendeva la scala pronta per uscire a cena fuori, con il suo vestito più bello... ovviamente, “rosso”!
P.S
Due mesi dopo Giacomo dette il nome “rossopassione” ad un suo vino dal colore rosso rubino tendente al granato, dal profumo bouquet fragrante e vinoso, con sentori di viola e frutti rossi...e fu magia!
Di Giovanna Politi