Nell'alto dell'Olimpo, monte e casa degli Dei, quel primo pomeriggio di Primavera il Polline infischiandosene delle raccomandazioni di Era, (madre degli Dei) se ne andava allegramente svolazzando ovunque.
Eppure ben sapeva che quella sera ci sarebbe stata la festa di benvenuto per la nuova stagione, ma niente, sfarfallava ovunque … e le dee tutte agitate lo rincorrevano gridandogli:
“ Polline smetti di ficcarti ovunque, rovini gli antipasti e le bevande, imbianchi perfino i mazzi di fiori con la tua peluria! !! Come dobbiamo fare con te!!! “
“AHH, ti ho preso finalmente, brutto dispettoso!”
Esclamò Bia, dea della forza e della violenza, ma Polline FRUSHHH ….. con un soffio di vento svolazzò nuovamente via!
Allora Venere, dea della bellezza gli si accostò con fare languido e sinuoso, cercando di sedurlo per poterlo acchiappare … ma anche stavolta, il tentativo fu vano:
“ FRUSHH “, Polline sghignazzando dal ridere continuò a svolazzare.
Alla fine, stanco di tutti quei rimproveri, scese giù dall'Olimpo finendo in un prato, dove poco più in là una fanciulla delicata stava seduta sulla riva del fiume, Polline le si avvicinò ma ….
_ ETCIUUHH! !!! Questa starnutì arrossendo e ogni volta che lui provava a farsi vicino, starnutiva sempre più forte. Quella fanciulla così delicata e innocente, colpì profondamente il nostro amico dispettoso che, scoraggiato da quella reazione tornò sull'Olimpo molto abbattuto.
Non svolazzava più, anzi se ne stava fermo in un angolo con la testa fra le mani, alché tutte le dee iniziarono a preoccuparsi... anche Giove, marito di Era, al quale non sfuggiva mai niente si fece sospettoso, quando ad un certo punto vide Apollo re del sole parlare all'orecchio di Polline e …. un secondo dopo, il dispettoso e ormai triste dio, schizzò via come un fulmine, sembrava impazzito!!!
Cosa mai gli avrà detto, si chiedevano tutti incuriositi da quella sua reazione improvvisa, intanto Apollo che sorrideva tra se, si ritirò dalla folla e sparì tra le nuvole rosa che lo circondavano sempre ovunque lui andasse. Giove che di solito se ne stava tranquillo e beato, si incuriosì alla cosa e volle vederci più chiaro, così si travesti da uccello del paradiso e seguì Polline da lontano, fino al prato dove la dolce fanciulla aveva rapito il cuore del giovane dio..
Vide Polline seduto con un'aria trasognante che si guardava attorno, ma d'un tratto schizzo verso Giove (che aveva forma d'uccello) l'afferrò e gli staccò una penna dalla coda..
“ AHIOO “ gridò il dio indispettito, “ cosa stai facendo matto di un Polline, non dovresti stare qui! ”
“ Voglio scrivere un verso d'amore per la mia amata e sussurrarlo al suo orecchio, così che diventi un fiore ed io possa stare sempre con lei “ rispose Polline con gli occhi innamorati.
“ Chi ti ha detto di fare questo? “
Urlò Giove, con la coda ancora dolorante, poverino!!
“ Apollo me l'ha detto.. ed è pure un segreto “, rispose piano Polline, cosi, scrisse il verso d'amore più bello del mondo e lo sussurrò all'orecchio della fanciulla che ascoltandolo, diventò leggera e sorridendo si trasformò in un bellissimo fiore colorato.
La fanciulla si chiamava Primavera ed era molto bella.
Polline la baciò e lei non starnutì più, non diventò più rossa ma profumava di un intenso aroma di campi fioriti.
Giove però che era un dio dispettoso e non aveva dimenticato la piuma strappata dalla sua coda, fece un sortilegio al povero Polline.
Lo obbligò a lasciare la sua amata sempre all'inizio della bella stagione, cosi che potevano stare insieme giusto il tempo di qualche bacio e alcuni raggi di sole... perché arrivava sempre il vento a portarlo via.
Tutto questo per sempre e per l'eternità. E questa è la storia di Primavera e del suo breve, intenso amore che ogni anno la unisce al suo amato Polline, da allora fino ad adesso e per sempre!