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Viveva in una piccola casa, ai limiti del campo che coltivava, un giovane contadino.
Ogni mattina all’ alba si levava per andare a lavorare nel suo campo, ed ogni tramonto, dopo una lunga e faticosa giornata, ritornava nella sua povera abitazione, dove, dopo una frugale cena a base di zuppa di pane e verdure, si coricava nel vuoto e grande letto in attesa del sorgere di un nuovo giorno. Si sentiva stanco di tutta quella solitudine. Non un sorriso lo salutava al mattino, non un abbraccio lo attendeva al suo ritorno, nessun canto di giovane donna risuonava nelle misere stanze e nessun conforto trovava nel letto nelle fredde notti d’ inverno. Pensò perciò un giorno che era giunta l’ ora di sposarsi. Non conoscendo nessuna ragazza ed essendo anche molto timido decise di rivolgersi alla vecchia Artemia, saggia e buona donna che viveva nel paesino a pochi chilometri dal suo podere. Artemia gli chiese subito quale dote egli, prima di tutto, voleva che avesse la sua promessa sposa. Costante, così si chiamava il giovane, le disse che la fanciulla avrebbe dovuto essere prima di tutto bellissima, ma non di una bellezza volgare, ma di quelle che nascono dal profondo del cuore, che fanno brillare gli occhi di una luce abbagliante.
La vecchia sorrise tra sé e gli disse di tornare dopo una settimana, perché gli avrebbe fatto trovare la donna più bella che lui mai avesse potuto immaginare. Allo scadere dei 7 giorni, Costante, puntuale, si presentò all’ uscio della casa della vecchia. Bussò ripetutamente, ma nessuno gli venne a aprire. Deluso ed avvilito riprese la strada del ritorno, ma prima volle domandare agli altri paesani se avevano notizie della buona vecchietta. Quello che seppe lo turbò profondamente. Artemia qualche giorno prima recandosi al torrente per prendere l’ acqua era scivolata. Immediatamente la furia delle acque in piena dopo le piogge primaverili ed il disgelo dei ghiacciai sulla montagna, l’ avevano travolta e portata con sé, lontano, chissà dove, forse a quest’ ora era già giunta alla foce, dove il torrente, tramutatosi ormai in fiume, si sposava con le acque del mare. Rifacendo a testa bassa la strada di ritorno, ripensando alla sua sfortuna ed ancora di più alla terribile sorte della vecchia, volle fare una piccola deviazione e si recò sulle sponde del nefasto torrente. Rimase per ore a guardare le acque impetuose scorrere ed ascoltò con piacere il gorgoglio dei flutti, incantato come fosse il canto di una ninfa delle acque. Non si accorse del tempo che passava e quando il sole prima di calare rosso e d’ oro dietro le montagne, sparse i suoi raggi sull’ acqua fu abbagliato dal luccichio che si rifletteva su di essa. Sembrava che milioni di diamanti galleggiassero tra le onde. Improvvisamente una fanciulla emerse, di una bellezza straordinaria, con un candido sorriso e gli occhi di un colore particolare. Mille pagliuzze d’ oro vi brillavano, mentre il suo sguardo pieno d’ amore si posava tra le ciglia del ragazzo e gli penetrava fino al cuore. Costante le porse subito una mano e con dolcezza la portò in salvo sulla riva. Senza dire una parola, insieme ripresero la strada di casa e da allora vissero sempre uniti. Non ci fu giorno che Costante non ricevesse, sorrisi, abbracci e conforto dalla sua splendida moglie e vissero per sempre felici e contenti.
Solo gli abitanti del piccolo paese vicino non capirono mai perché un così bel ragazzo si fosse unito alla rediviva Artemia, pur saggia e buona, ma ormai sfatta nelle carni. Ma costoro non conoscevano la bellezza senza tempo dell’ amore che trasfigura i corpi e ci fa conoscere solo l’ anima di chi amiamo. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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«Le favole insegnano a vivere» |
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