Lo incontrai per caso durante il mio periodo verde- oliva alla Mensa del Popolo de L’ Aquila.
La sua personalità alquanto sui generis mi attrasse e ne rimasi affascinato. Sembrava l’ incarnazione vivente di un pittore francese di Montmartre: indossava sempre un basco nero, un giubbotto di jeans, un paio di pantaloni neri e degli scarponi alpini.
A volte, sembrava in trance davanti alla solita bottiglia di vino rosso che guardava come fosse la sua sfera di cristallo
.
Quella sera era la vigilia di Natale. Avevo scelto deliberatamente di non tornare a casa dai miei ad Amardolce perché ero giù di corda e non volevo che mia madre mi vedesse in quelle condizioni. Stavo male dentro ma nessuno pareva accorgersene.
Entrai nel piccolo ristorante, frequentato soprattutto da militari di leva e da turisti tedeschi. Era seduto al solito posto: sembrava stesse meditando per cui dovetti fare uno sforzo per interrompere quel suo stato di estraneità verso il mondo circostante.
“Posso sedermi al suo tavolo, signore?”, gli chiesi sommessamente.
L’ uomo alzò la testa e mi guardò con un’allure che mi sconvolse perché notai che i suoi occhi erano di un colore indefinito.
“Prego, si accomodi!”, mi rispose l’ uomo.
Mi sedetti davanti a lui in silenzio, aspettando che il cameriere notasse la mia presenza.
“Dal suo accento deduco che lei non sia di queste parti. Vero?"
Non riuscivo a capire perché quell’ uomo mi turbasse e gli risposi con nonchalance.
“Il mio accento è il sunto di un’ esistenza complicata”.
Abbassò la testa e assaggiò le “sagne e fasciule” che aveva nel piatto.
“Piacere, io mi chiamo Nicola Pozzi”, gli disse tendendogli timidamente la mano.
“Piacere, io sono Rosso Antico”, rispose l’ uomo con garbo.
Lo guardai di sfuggita e mentre mangiavo le prelibatezze abruzzesi e mi resi conto, dai movimenti che compiva, che era completamente cieco.
“ La vita di ogni uomo è circondata da una linea d’ ombra che ne delimita la coerenza. Ogni persona segue il cammino della propria vita con una determinazione impetuosa, fino a quando un’ azione può modificare il corso degli eventi.”
Parlava con una lentezza quasi esasperante, era come se analizzasse ogni singola parola che gli usciva dalla bocca. Sceglieva ogni frase con delicatezza e attenzione.
“Mi chiamano Rosso Antico perché passo la maggior parte del mio tempo a bere vino, ma nessuno mi ha mai chiesto come mai io sia diventato cieco…”.
Ero disorientato dal suo ragionamento perché non capivo dove volesse andare a parare, intuivo che mi stesse parlando in codice ma non riuscivo a comprenderne il senso.
“ Per esempio, lei come sta, signor Nicola Pozzi?”, mi chiede con un tono di voce che mi sconvolse.
“Io- io…”, balbettai.
“Dentro di lei è scoppiata una vera e propria guerra civile che la sta letteralmente lacerando, ma non sta facendo niente di concreto affinché le due parti in conflitto chiedano l’ armistizio. Lei vive questa battaglia da semplice osservatore dell’ O.N. U. Dovrebbe mettersi di più in discussione e affrontare i problemi che la attanagliano con più serenità. Perché un giovane militare di leva come lei, ha scelto di passare il veglione di Natale con un vecchio non- vedente piuttosto che passarlo con le persone che la stanno aspettando a casa?”
Si toccò l’ orologio per non vedenti con la mano e continuò a parlare come se stesse leggendo un brano di psicologia moderna.
“ Sono le ore 20. 05. Se si sbriga, signor Pozzi ce la può ancora fare perché l’ ultima corriera per Chieti parte tra meno di un’ ora” perché quella è la sua terra, vero?
Rimasi allibito dalle sue parole perché Rosso Antico, un vecchio avvinazzato aquilano, aveva intuito il mio stato d’ animo senza che io glielo avessi chiesto e aveva trovato una soluzione ragionevole ai miei problemi esistenziali.
Mi alzai lentamente, accennai un saluto con la mano e mi avvicinai al cameriere per pagare il conto.
“Il suo conto è già stato pagato da Rosso Antico. Buon Natale!”
“Buon Natale anche a lei signore!”, gli risposi con sgomento.
Passai le quarantotto ore di licenza breve ad Amardolce in compagnia della mia famiglia e, a dire il vero, dimenticai Rosso Antico fino al momento che arrivai a L’ Aquila.
Fu allora che mi venne l’ idea di andare a trovarlo alla Mensa del Popolo, prima di rientrare in caserma.
Entrai nella trattoria semivuota e lo cercai con lo sguardo. Non era seduto al solito posto. Chiesi al cameriere, dove fosse Rosso Antico e, dopo avermi guardato attentamente negli occhi, mi disse che era misteriosamente scomparso.
Non incontrai mai più quell’ uomo che mi salvò la vita, grazie al suo squisito intuito, perché avevo segretamente accarezzato l’ idea di farla finita durante le vacanze natalizie, e da quel maledetto inverno ogniqualvolta incontro un non- vedente per la strada ho l’ impressione che mi legga dentro e mi viene voglia di offrirgli un bicchier di vino rosso.