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Iraq

Azione e Guerra

Non mollare, non abbandonare il respiro della vita gli gridai forte. Mi fece segno con la mano tremolante di prendere dalla sua tasca una foto. La presi, era una vecchia foto sgualcita. C’era una figura di donna dai rossi capelli, gliela diedi. Lui se la portò sulle labbra, baciò la figura della donna e poco dopo, mentre sorrideva, un fiotto di sangue gli uscì rapidamente dalla bocca, bagnò il tutto, compreso il suo viso e la stessa foto della donna dai rossi capelli. Morì in quel preciso istante, sotto un sole che incredulo osservava la scena. Se ne andò via, senza grido alcuno, lasciò la terra l’ufficiale del secondo reggimento di fanteria. Sparì con una foto nella mano e il viso bagnato dal sangue, senza nessuna smorfia di dolore.

S’involò la sua anima, non si girò indietro, senza nemmeno salutarmi proseguì verso il cielo. L’avevo conosciuto da poco, era appena un ragazzino che intraprendeva la carriera militare. Diceva che al sud del suo paese non c’era lavoro, la famiglia aveva bisogno di soldi e quindi la scelta da intraprendere era obbligatoria. Unica scelta per portare a casa soldi che a mala pena riuscivano a soddisfare i bisogni primari dei suoi. Si chiamava Giannino ed era un ragazzo pieno di vita, sorrideva sempre e quando portava il mitra, per le ispezioni nel campo di sosta, sembrava che giocasse a una finta guerra.

Dopo mesi di addestramento, lo mandarono in Iraq. Per una missione di pattugliamento. Sulle prime notizie di tale destinazione s’incupì, anche se era stato lui stesso a farne richiesta. Pensare di dover lasciare se pur per breve tempo la famiglia e il suo amore, lo rattristava, lo metteva in una condizione di malessere assoluto, ma poi, ripensandoci, decise che quei soldi gli servivano per coronare il sogno d’amore con la sua amata donna.

Firmò il mandato. Si fece firmare due giorni di permesso dal Capitano della compagnia e volò verso casa per salutare i suoi genitori, ma soprattutto per stringere ignaro per l’ultima volta il corpo della sua donna che era la sua forza. L’ultimo giorno gli amanti rimasero insieme tutta la notte sdraiati sotto le stelle, immaginando la casa che si accingevano a costruire, immaginando bambini; i loro bambini, che presto sarebbero arrivati trasportati da una veloce cicogna.

La mattina di buon’ora, salutò parenti e amici, abbracciò suo padre fortemente, pianse baciando la madre anziana e quasi moriva quando con impeto forte baciò le labbra dell’amata sua compagna. Partì piangendo, le lacrime gli bagnarono l’anima, per tutto il resto del viaggio non fece altro che pensare alla sua vita, alla sua donna e alla famiglia che lasciava. Solo quando pensava alle labbra della sua amata, una smorfia lieve di sorriso, illuminava il suo volto. La amava tanto, per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa al mondo, anche morire…

Arrivato al reggimento, la mattina seguente ebbe la certezza della destinazione: “ Iraq ”, guerra del golfo. Partì dopo un mese di forzato addestramento su di un aereo militare dalla gonfia pancia.

Partì insieme a tanti altri giovani ragazzi, sembravano giovanotti in gita, in realtà erano ragazzi che andavano in guerra per qualcosa che non conoscevano, ci andavano semplicemente per sopravvivere alla disperazione e alla miseria che regnava nel loro paese.

Come arrivarono alla destinazione li divisero, a lui venne assegnato il pattugliamento fuori presidio militare, tra vecchie rovine, tra povera gente, tra miseria e fame, tra disumana vita, resa tale dagli ignobili Signori della guerra.

Dopo due mesi, Giannino divenne un bravo soldato, imbracciava il suo fucile come un veterano, era sempre pronto ad aiutare qualsiasi persona, a volte in missione donava il suo cestino pieno di cibi ai primi bambini che incontrava, se ne tornava la sera tardi digiuno al campo. Era buono di anima e di cuore.

Passarono sei mesi, finì il mandato, presto sarebbe tornato a casa, era felice quel giorno, sorrideva a tutti e a tutti regalava parole di conforto. Era l'ultima ispezione, il cuore gli frullava nel torace, era felice di andare via da quell'inferno, felice di abbracciare la sua famiglia, felice di non vedere più bambini soffrire e morire, ma soprattutto era felice di stringere a sé il corpo della sua amata donna.

Ultimo giro d’ispezione fuori dal campo, salì sul blindato ridendo, disse ai compagni che andava… Tenendo un fazzoletto bianco nella mano salutò tutti, come se andasse via davvero... Era contento come mai lo era stato.

Dopo due chilometri fuori dal campo base, un grosso boato, una fiammata invase il tutto, una mina nascosta nel terreno fece sussultare la terra. ll blindato uscì dalla strada, Giannino venne catapultato fuori in un lampo e mentre si chiedeva dell’accaduto, un proiettile lo colpì al torace. Quanta asprezza provò la sua anima, quanta rabbia attraversò il suo cuore. Un dolore sordo e incessante si impadronì dei suoi pensieri.

Lo soccorsi velocemente, tamponai la ferite alla meglio, gli dissi di stare tranquillo mentre attendevamo i soccorsi. Lui mi sorrise, disse di recuperare qualcosa di forte dalla sua tasca,credetti che si trattasse di liquore ,ma non c'era traccia di bottiglie o altro, c'era solo una foto, la presi era una foto sgualcita, era una foto di una donna dai rossi capelli, gliela diedi. Giannino se la portò vicino alle labbra, baciò la foto con tutto se stesso e proprio in quell’istante che gustava le labbra della sua donna, l’ultimo breve fiotto di sangue gli uscì dalla bocca, sospirò. La sua anima scappò via dal corpo.

Morì giovane.

Morì baciando per l’ultima volta la foto della sua amata donna, foto che era macchiata dal sangue che gli uscì dalla bocca. Era giovane e forte Giannino.

Spavaldo era,

era buono di anima .

Aveva il cuore tenero e l’anima leggera.

Volava spesso a casa attraverso la fantasia.

Baciava la madre,

stringeva a se, suo padre.

Quando incollava nel sogno del viaggio

le labbra sue sulle labbra rosa di Lei,

il cuore gli tremava del tutto.

Felice sognava di stringere forte a sé il corpo

nudo della sua compagna di vita.

Sognava di avere bambini,

tanti bambini.

Sognava una casa per poter mettere su famiglia

col suo amore.

Cose normali sognava,

sognava come la maggior parte di noi.


Pasqui 16/10/2012 10:39 1784

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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