E' strano come a volte, alcune circostanze, ti diano il senso della tragedia imminente. Voglio raccontare una vicenda che mi è capitata l'altra sera... capitata non è esatto, ho intuito, “ visto” come fotogrammi al rallentatore di un film splatter di serie B.
Chi mi conosce sa che non sono una donna isterica, paurosa, tremolante...
La stazione del mio paese, alle 2130 di una sera da lupi, vento teso, buio pesto e verso il mare lo spettacolo di una tempesta di fulmini che illuminava a giorno le strade deserte, perché fino a poco prima aveva diluviato. Tornavo dal lavoro e sono scesa da un vagone che nelle ultime fermate si è completamente svuotato, mi sono guardata in giro, le banchine deserte, quei pochi viaggiatori di un intero treno spariti in pochi istanti. Ero sola, anzi, non proprio, a pochi passi da me, sulla strada che dovevo percorrere per andare a prendere l'auto parcheggiata distante, in un luogo isolato, perché all'andata davanti alla stazione non trovi parcheggio nemmeno a pregare in greco, tre ragazzi, vestiti di jeans dalla testa ai piedi, ciondolavano, l'atteggiamento tipico di chi non sa cosa fare, magari si stavano chiedendo cosa ci erano venuti a fare in una sera così, di lunedì, in un paese che sembrava già addormentato. I gesti della noia, e continuavano a voltarsi indietro, e indietro c'ero io, una donna sola, in una serata buia, in una notte solitaria di imminente tempesta. Cosa fare? Loro erano “ l'ostacolo” tra me e la mia auto. Non hanno fatto gesti eclatanti ma ho avuto, netta, la sensazione, che bastasse un piccolo, piccolissimo “ innesco”, perché quella noia e quella delusione che leggevo dai gesti, dagli sguardi vacui, si potesse trasformare in una serata: ” ma perché non ci facciamo due risate? Magari spaventando quella donnina lì, solo spaventandola un po', tanto chi ci dice niente? E' sola!”, ho immaginato che molte delle tragedie che ci racconta la cronaca cominciano così, con un “ non sapevamo cosa fare”, “ ma non volevamo”, “ la situazione ci ha preso la mano”. L'ho sentito, sulla pelle, come un brivido, che poteva capitarmi, che le circostanze c'erano tutte e che in quel momento, a prescindere da tutto, ero sola. Sola. Che quel maledetto turno di sera che ho chiesto mille volte di cambiare è una condanna, che questo mondo maledetto magari “ punisce” una donna che torna dal lavoro, in treno, alle nove o dieci di sera, perché lavora lontano da casa...
mi è salita alla gola una rabbia immensa, eh, no, no! Sono tornata lucida, ho approfittato di un attimo di distrazione del gruppo, sono sgattaiolata via veloce, la bomboletta dello spray al peperoncino tra le dita, pochi passi e li avevo superati, si sono girati quasi meravigliati, li ho colti con la coda dell'occhio ma ero già sulle scale del ponte che attraversa la stazione, mi sono voltata, erano ancora lì che ciondolavano, tra strade solitarie ed insegne spente, persi. Non voglio fare un processo alle intenzioni, ma ci sono circostanze e luoghi e coincidenze che fanno sì che basti un piccolo innesco perché deflagri una tragedia, non era lunedì, non ero io, ma il mio istinto mi ha dettato a chiare lettere che ci sono andata molto, molto vicina.
A TUTTE LE DONNE che purtroppo si sono trovate nel luogo sbagliato al momento sbagliato, un pensiero colmo di compassione e di amore.