Così scorreva la vita di Goffredo... lavorava quel tanto che gli bastava per tirare avanti... per il resto era tutto preso dalla sua principale ossessione di non fare brutti incontri... ed aveva mille occhi per evitare in ogni modo di incorrere in qualche danno... sapeva quanto fossero abili nel tessere trame e nel colpire con i loro sortilegi le povere vittime, temeva particolarmente anche le tentazioni della carne, perchè era si anormale, ma gli era ancora rimasto qualcosa che gli funzionava secondo i crismi più ufficiali, e sapeva quanto le loro arti malefiche fossero pericolose in questo senso e in nessun modo voleva correre il rischio di cadere nelle loro grinfie...
così, a volte, quando non poteva proprio fare a meno di scendere giù al paese, lo si vedeva seminascosto nel buio vicoletto, spiare la strada maestra, attendendo che fosse completamente sgombra di donne, per poi attraversarla precipitosamente, quasi fosse inseguito da un branco di lupi affamati, e passar dall'altra parte, fino poi a scomparire dentro un altro buio vicoletto...
certo, questo suo, non era un bel vivere, e spesso si chiedeva se davvero ne valesse la pena o se non gli sarebbe convenuto, tanto per trovare un po' di pace, lasciarsi avviluppare da quelle annichilenti spire... ma erano solo attimi di sbandamento, perchè sentiva bene che avrebbe preferito una morte vera a quella morte che godeva nel sentirti in vita... però aveva un tarlo che continuava a roderlo, perchè non smetteva di sentire che sotto tutto quel putridume doveva esserci qualcosa d'attraente, veramente non sapeva cosa e non sapeva definirla, ma lo sentiva, qualcosa che era talmente soffocato che pareva quasi inesistente, ma che sapeva c'era... e sentiva che in quel qualcosa viveva il superamento di tutto il suo disgusto e che in quel qualcosa anche quel pianeta avrebbe cessato d'essergli nemico e ostile... ma era solo un'intuizione, perchè per il resto non ci capiva niente... senonchè gli venne un lampo e pensando a quella storia, che sentiva ripeter spesso, del fantomatico principe azzurro, aveva cominciato a rimuginare su una serie di interrogativi “ ma perchè mai quegli odiosi esserucoli sembravano tutte ambire e meritarsi questo essere speciale che chiamavano principe azzurro? Che, a lor dire, sembrava anche una merce molto rara, quasi introvabile...”...” e come mai...” si chiedeva ancora “ avevano così tanta stima di lor stesse da considerarsi a priori degne di questo fantomatico principe azzurro?...”...gli pareva, dal loro modo di ragionare, che esse dessero per scontato di essere perfette e che solo dall'altra parte del mondo fosse tutto un disastro, e che solo ogni tanto capitava la fortuna, come per un quadrifoglio, di trovare qua e là qualche principe azzurro... ma tutto questo ragionare gli serviva soprattutto per arrivare ad un capovolgimento di fronte “ non sarà mai...” si diceva “ che è invece, e soprattutto, la principessa rosa quella difficile da trovare? E che da qualche parte esiste una principessa rosa del tutto diversa da quelle là? Un essere così perfetto che potrebbe farmi ricredere su tutti i miei giudizi intorno a quella stirpe malefica?”...ma poi ritornava alla realtà e quasi gli veniva da ridere pensando a queste riflessioni “ ma che cazzo sto a pensare? E' una cosa tanto assurda... figurarsi se può esistere una principessa rosa... basta guardarle e sentirle parlare per capire che sono tutte uguali...”... e così anche questa speranza davvero fantastica se ne andava in fumo...
Era estate e le giornate erano sempre più calde e sempre più lunghe e Goffredo, un po' per distrarsi e un po' per starsene solo a riflettere in un luogo tranquillo, aveva preso l'abitudine di andare pressochè ogni giorno lungo il greto sassoso del fiume... un luogo appartato, dove non arrivava mai nessuno e rigoglioso di piante ed arbusti di ogni genere, là si distendeva sopra un telo nel modo più confortevole ed immergeva i piedi nell'acqua vicina, godendone il fresco tepore... sentiva quel luogo come fosse il suo angolo di paradiso, fuori del mondo, suggestivo e fatato... e là si perdeva nei suoi pensieri o leggeva un libro e il tempo gli trascorreva quasi senza che se ne accorgesse...
Anche quel giorno era là, completamente immerso nel suo dolce abbandono, ma a un certo punto sentì dei rumori, un movimento di arbusti, forse il rumore di passi, si girò, un po' di soprassalto, e si sentì subito il cuore a mille, come se gli scoppiasse, a vederlo così pareva un animale braccato e senza più scampo, a pochi passi da lui, che lo osservava con aria ingenua e curiosa, c'era una donna, proprio una donna vera, in carne ed ossa... erano ormai anni ed anni che a Goffredo non capitava più il trauma di in incontro tanto ravvicinato con quel genere di esseri... ma questa reazione di panico assoluto durò davvero lo spazio di pochi istanti, perchè, all'improvviso, e questo gli pareva miracoloso, subentrò in lui una calma assoluta, svanì ogni insofferenza e disagio, sentì quasi una piacevolezza nell'incontrare lo sguardo di quello strano essere e gli pareva impossibile che potesse essere una donna...” ma come può essere?” si chiese immediatamente “ che razza di donna non donna può essere questa che mi invade di pace e di dolce complicità?”...
Questa donna lo guardava, ma in realtà senza dare il senso che guardasse proprio lui, ma come se vedesse in lui, più che un qualcosa di nettamente individualizzato, una parte del tutto... come vedeva lui, così vedeva l'acqua scorrente del fiume e gli alberi scossi dal vento leggero e come forse, senza vedersi, sentiva sé stessa... non diceva niente, sembrava muta, ma in fondo anche Goffredo non diceva niente e sembrava muto...
Restarono forse alcuni minuti a guardarsi in quel modo, con aria un po' stupita, ma rilassata e dolce, forse entrambi avrebbero voluto dire qualcosa, ma nessuno dei due riuscì a trovare una parola, poi, all'improvviso, lei gli fece un bel sorriso, un sorriso che gli diceva simpatia, e con la stessa rapidità con cui era comparsa da dietro gli arbusti, così sparì....
Lei si chiamava Brunilde, difficilmente i suoi genitori avrebbero potuto darle un aborto di nome peggiore di questo, aveva infatti capelli biondissimi, come un campo di grano maturo in piena estate, viveva laggiù, nell'altro paese lungo la valle... fin da subito sua madre si era resa conto di quanto fosse diversa, vedeva, più inconsciamente che con ragionevolezza, la sua indole libera ed insofferente alle regole ed alle convenzioni e refrattaria a qualsiasi disciplina che tendesse ad opprimere quella sua libertà...non stava davanti allo specchio a far la civetta e a chiedersi all'infinito “ chi è la più bella del reame?...”...aveva una scrittura disordinata e creativa che rifiutava gli arabeschi, le infioriture ed i perfezionismi formali consueti al suo genere... era taciturna e del tutto indifferente ai pettegolezzi ed alla curiosità maniacale per tutti i particolari, più o meno scabrosi, della vita degli altri...
ugualmente la madre aveva cercato in tutti i modi e con ostinazione di educarla e metterla in riga, ma poi, a un certo punto, si era arresa “ qui non c'è niente da fare...” aveva concluso “ che faccia come le pare, io ho fatto quel che potevo, la vita è sua e faccia quel che vuole...” e l'aveva lasciata vivere a suo modo senza farci più caso... e di certo Brunilde aveva preso alla lettera quelle parole della madre e faceva quel che voleva... e nessuno dei pensieri che preoccupavano le ragazze della sua età preoccupavano lei... l'idea di accasarsi e prendersi un marito non la sfiorava minimamente, come neppure quella di avere un onore e un decoro apparenti da tutelare, ancor meno quella di trastullarsi con giochetti seduttivi recalcitranti e esasperati fino al ridicolo, era altresì indifferente per tutti gli isterismi delle virtù casalinghe che parevano parte ineludibile dell'essere donna...
Con questo suo modo d'essere e comportarsi non ci volle molto perchè in paese cominciassero a guardarla e a parlarne con irrisione, si sa “ il paese è piccolo e la gente mormora”, chiamandola qualcuno “ la pazza” e qualche altro “ la strega”, per le persone più equilibrate e razionali era “ la pazza”, mentre era “ la strega” per quelle un po' più fanatiche e bigotte, ma in fondo il significato delle due definizioni era sostanzialmente lo stesso, ad essere diverse erano solo le basi di partenza del giudizio...
Trascorreva gran parte delle sue giornate bighellonando per i campi, ma, in queste sue interminabili passeggiate, si muoveva in un modo così leggero e giocoso che pareva volasse... non parlava quasi mai, anche se poi quasi tutti cercavano di evitarla, ma il suo viso esprimeva sempre un sorriso così dolce e vivo che bastava a rendere quel suo silenzio lo stesso amabile e privo di qualsiasi asprezza... non era né bella né brutta, anche perchè era completamente estranea a questo tipo di valutazioni, ma semplicemente era...
il suo modo di vestire era di una semplicità disarmante, fatto di abiti svolazzanti e sgargianti, di certo, almeno in questo senso, non aveva nessuna idea di cosa potesse essere la consuetudine o la moda... nelle sue lunghe passeggiate amava raccogliere fiori, perdersi estasiata nell'ammirazione dei vasti paesaggi, spingersi fin dentro il bosco e, seduta sul lungo tronco di un albero caduto, osservare con simpatica pazienza tutta la vita che senza mai sosta vi fremeva dentro... era così confusa con tutto quel mondo circostante che tante volte i piccoli animaletti le andavano così vicino quasi non si accorgessero della sua presenza... passava anche molte ore ad aiutare la madre in casa, ma faceva tutto in modo silenzioso, come una ripetizione dello scorrere della vita, privato però di qualsiasi enfasi... era una vita leggera la sua, e forse per questo estremamente profonda, priva d'ambizioni, che non fossero un amore diffuso e generalizzato...
Dopo quel primo giorno Goffredo, forse senza neppure avere il coraggio di dirselo, sembrò avere un motivo in più per trovarsi alla stessa ora disteso davanti a quel tratto di fiume... e lo stesso accadeva per Brunilde, che ogni giorno, alla stessa ora, scivolava fra gli arbusti, per apparire poi come un fantasma dietro di lui... ogni volta che Goffredo si accorgeva della sua presenza, provava un sottile fremito di piacere, e forse era lo stesso che provava anche lei... e si girava, e nonostante tutto forse con una residua timidezza, ed allora un sorriso empatico sorgeva spontaneo sul viso di entramni, poi lei si sedeva a qualche metro da lui, e se ne stavano così, a volte anche per ore intere, e senza dire nulla, solo ogni tanto incrociando i loro sguardi e sorridendosi ancora e entrambi si sentivano bene e in pace e sentivano la reciproca presenza senza alcun disagio, ma con un senso di complementarietà che per esistere non aveva bisogno di parole, chè anzi forse le parole avrebbero potuto inutilmente disturbare e forse dissolvere...
Non ci volle molto tempo perchè nei due paesi si cominciasse a malignare sui loro quotidiani incontri... la cosa sembrava anche un po' strana e incomprensibile, visto che apparentemente quella loro vicinanza avveniva nella più perfetta delle solitudini... ma in quei luoghi la curiosità per tutto quello che si muove era così alta e attenta che pareva nulla potesse sfuggire ai mille invisibili occhi, che poi, quasi naturalmente, si combinavano fra loro, raccogliendo in un unico puzzle i tanti altrimenti insignificanti particolari... e fu così che, nella bocca della gente, cominciarono a fiorire le più incredibili storie intorno ai due amanti, e che fossero amanti era stato deciso in modo insindacabile...
Goffredo fino ad allora, a parte l'essere considerato un tipo un po' strambo e originale, non era mai stato definito in modo particolare, ma adesso che si frequentava con Brunilde, si guadagnò presto anche lui il titolo di pazzo, infatti ogni volta che la gente parlava di loro, ormai d'abitudine li nominava i “ due pazzi”...
Ogni giorno che passava, la distanza che li separava, in quella loro strana vicinanza, si andava riducendo sempre più, con una lentissima progressione che poteva far pensare alle acque del globo che ogni anno guadagnavano qualche centimetro alla terra, ed anche loro, un centimetro al giorno, erano arrivati così vicini fino a rasentarsi, ed ormai qualsiasi avanzamento sarebbe stato impossibile senza che si toccassero... e finalmente un giorno, quasi per un simultaneo caso o volontà, le loro mani si toccarono e quasi immediatamente, senza più pudori, si saldarono con la più dolce delle forze, e si sentirono entrambi attraversati da ogni sorta di calda ed indicibile emozione... in quel forte contatto sentirono le loro anime dissolversi e sentirono il massimo della loquacità in quel loro dialogo del resto muto...
era come se le loro mani si fossero fuse e sembrò loro quasi mortale l'idea di separarle e sentivano come una dolorosissima frattura interrompere quel loro contatto, diventato adesso così avvolgente, nessuno di loro sentiva dietro di sé qualche ragione o qualche legame che potesse giustificare una separazione e allora fra di loro era come se fosse stato suggellato un intuitivo patto a non farlo succedere... e, tracinati da questa intuizione, e sembravano davvero due automi, si alzarono insieme, e presero a camminare, e camminarono per un sacco di tempo, e sempre tenendosi per mano, senza saper quanto, e senza fame e senza sete, e come se fossero stati guidati da una stella cometa, continuarono a camminare in direzione della grande montagna, che dominava, quasi con prepotenza, su tutta la valle, e salirono, e salirono, e sembrava non provassero fatica, come se una forza interiore li dotasse di un'energia infinita...
dopo tanto camminare, nella boscaglia che si faceva sempre più fitta, arrivarono fin sotto l'ultimo salto della montagna, e qui, all'improvviso, sbucarono in uno spiazzo roccioso, così bene celato da sembrar loro segreto, appoggiata alla parete scoscesa della montagna stava una casa di sassi, che in parte assomigliava ad una caverna, vi entrarono e ancora senza nessuna parola decisero che quella sarebbe stata la loro casa...
Questa volta i mille occhi non si erano accorti di nulla, non si sa come ma il lungo cammino di Goffredo e Brunilde era loro sfuggito... e non appena la sparizione dei “ due pazzi” cominciò a diventare certezza, si diffuse ovunque, nei due paesi, una curiosità frenetica di sapere... per quella curiosità nulla era più penoso dell'indeterminatezza e dell'impotenza di sapere... venne fatta ogni sorta di congettura, dalla più credibile, alla più assurda... ma non esisteva nessun riscontro che potesse farne una prevalere... ma lo stesso alla fine si decise per quella più possibile e vicina... si decise che erano annegati insieme, forse un incidente, o forse un suicidio, o forse, e questa teoria piaceva ai più maliziosi, un omicidio- suicidio... sul luogo della disgrazia o del delitto arrivarono i carabinieri, i medici, il NAS, qualche giornalista che fiutava un buon scoop, con cui rimbambire per qualche settimana i suoi morbosi lettori- ascoltatori... incommensurabile era il pellegrinaggio dei curiosi, che con finta sentita partecipazione si intrufolavano dappertutto... tutti parlavano e dicevano la propria e regnava solo confusione... arrivarono anche i pompieri e col supporto dei palombari presero a dragare ed ispezionare il corso del fiume...
andò avanti così, per giorni e giorni, poi alla fine ci si arrese e si decise che probabilmente la forte corrente aveva trascinato i due corpi fino al mare e si sospesero tutte le ricerche e il caso venne archiviato in tutti i sensi e preferendo negli atti accreditare l'ipotesi di un omicidio- suicidio...
In fondo a tutta la gente del luogo, a parte il gusto per l'immediato clamore e il gusto di sentirsi tutti coinvolti dal fascio luminoso dell'attualità, non dispiaceva più di tanto di poter seppellire anche realmente, dopo averli già sepolti metaforicamente, quei due strani personaggi, quei “ due pazzi”, e perciò a nessuno dispiacque veramente che tutta quella storia fosse arrivata a conclusione......
Però, forse perchè gli abitanti della valle tendevano con facilità a trovare risposte soprannaturali o superstiziose a quanto non riuscivano a spiegare altrimenti, quel luogo divenne per loro una sorta di luogo maledetto e nessuno più osava avvicinarvisi... cominciò a girare la leggenda che gli spiriti dei due “ amanti pazzi” che odiavano la gente, se ne stavano accquattati nel gorgo più profondo del fiume, sempre pronti ad afferrare e trascinar dentro chunque si fosse avventurato nell'acqua in quel tratto di fiume...
E questa leggenda continua anche adesso, e ne sono passati di anni, e la solitudine di quel tratto di fiume non si è mai interrotta, quasi fosse stato consacrato al delicato amore di Goffredo e Brunilde...