Nel mio personale questionario “ Essere solo per me è…?”, è solitudine, che avvolge l’ immaginario che ti porta ovunque di luogo in luogo, che conforta, che gratifica, che inebria, che accompagna, è l’immaginario che diviene meditazione, in natura è benessere del fisico e del senno.
La solitudine ti fa interloquire con l’essere che è in te nella profondità che il più delle volte è sconosciuta, ti specchi in essa, per essa, in sé ti ritrovi,… è prospettiva sistematica.
La solitudine è un camminare con la tua ombra che accompagna l’antinomia, nella contraddizione di domande che non trovano risposte.
La solitudine è una strada alberata che ti incammini alla ricerca del mutamento, dell’innovazione nell’esplorare passo dopo passo nell’ esserci, nel viale, viavai di pensieri.
La solitudine, con ponderatezza, interroga il profondo, assaporando la parola dando il vero significato, approfondendo la conoscenza nell’esplorare l’ego, scoprendo una dimensione al di fuori della realtà, divenendo l’eremo di raccoglimento. È rifugio operoso.
La solitudine è contemplativa nell’osservare con attenzione quello che ti circonda.
La solitudine non lascia dubbi all’ascetico, da’ il significato alla vacuità, a tutto ciò che appartiene al mondo materiale, all’effimero, nella sua spiritualità non vi è pensiero negletto…
È consapevolezza, è speranza, è virtù che struttura la pazienza.
L’interiorità ispira lo scettico nella ricerca di una verità indubitabile, nel poeta che ne fa poema.
In solitudine condividi la convivenza dell’individuo, l’individualità in un nulla disperde domande che anelano in sordina.
La solitudine è il travaglio che da’ pensiero che accompagna, che consola, non limita i confini di vedute, illumina la conoscenza tra pensieri turbolenti, suggestivi, in regolari parole sinuose, si intervallano e danno pausa instaurando confidenza alla frase concettuale.
Le parole emergono, rivelano verità celata, velate di riflessi.
Presuntuosa è la solitudine, chiara nel riflesso del suo sé nel soffrirla o nell’ amarla.
La solitudine è l’approvazione al confronto, al dialogo di due soliloqui che si incontrano.
La solitudine concede a se stessa periodi di pausa, intervalli silenti, che comprende e fa da mediatrice.
Ed è rinascita, rinnovamento, evoluzione dell’essere. Questo è: " Essere soli per me è ...?". Declamata solitudine che dici di me, che parli di me, con me, del mondo interiore sei padrona, nel creare, nel ritagliare momenti sospesi e non vi è confusione imperversante, dominante è il flusso di parole e di pensieri che sono un contatto con il silenzio nel colloquiare con l’ interiore nella totale sofferenza di patimento, non eccedi, pervadi con trepidazione, mia compagna lascio che tu mi attenda.