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Venezia

Viaggi e Avventura

FRAMMENTI DI VITA

E’ un giorno grigio d’ inverno, i rami spogli di alberi che mi circondano, fanno malinconia, le ragnatele di bruma avvolgono i rami e non si decidono a sciogliersi, mentre i ghiaccioli dai tetti si staccano lentamente.

L’ odore di legna bruciata invade l’ aria, Accostata alla finestra ammiro silenziosa seguo un merlo che ignaro della mia presenza saltella sul marciapiede liberato dalle foglie morte dell’ autunno, tutto questo silenzio mi rattrista e ho voglia di evadere andare lontano. Rifletto un po’ poi traggo la conclusione,è domenicae la gente si sta divertendo, non mi lascio sopraffare. Saluto quel piccolo merlo che continua a saltellare e ignoro il cielo, mi infilo nella doccia e ci rimango qualche minuto in più, così che il corpo si carichi di quel tepore che serve per poter affrontare la bassa temperatura che segnalata dal barometro appeso alla finestra.

Scendo in salotto e vedo Andrea che sta osservando anche lui perplesso il paesaggio, prendo fiato, e prima ancora che io potessi esprimere le mie intenzioni su cosa volessi fare oggi, con la pipa in bocca, tra una sbuffata di fumo e l’ altra, mi sussurra: andiamo a Venezia, ci mescoliamo tra la folla di turisti che passeggiano tra calli e campielli e cerchiamo un museo aperto.

Ecco mi ha letto il pensiero come al solito! d'altronde la nostra intesa è tale che succede di frequente, si! mi sta bene, le rispondo, mi giro sui tacchi e risalgo le scale, mi vesto, ecco che la giornata ha preso già un altro aspetto, l’ umore cambia.

Da tempo progettavamo una giornata al museo tra arte e storia, stupirci di bellezze tramandate da generazioni che fanno grande un popolo, quei reperti che rammentano epoche gloriose di valorosi eroi.

Venezia è bellissima, e spesso non serve entrare nel museo,è arte a cielo aperto,è un miscuglio di profumi di salsedine e spezie, di soffritti e arrosti che escono dalle trattorie e si odorano lungo le sue calli, non sono esalazioni sgradevoli ma profumi di cucine antiche immutate nel tempo.

Dopo aver percorso un tratto a piedi decidiamo che è molto più comodo il vaporetto, fa freddo anche se non c’è ghiaccio l’ aria è pungente, tra la folla allegra di turisti diventa quasi piacevole, tutto va come previsto, si sale mano nella mano per non perderci, di aiuto uno all’ altro, per scambiarci il calore corporeo che riscalda le nostre mani.

Silenziosi nei nostri sogni e ricordi, ammiriamo quel percorso lungo la via d’ acqua, viale centrale di Venezia, in altre città la via principale è alberata mentre qui e costeggiata da palazzi che mettono in bella mostra la loro architettura che spazia in vari stili e epoche.

Mi sto rendendo conto che Venezia non è soltanto allegria e bellezze artistiche ma racchiude in me un po’ di malinconia.

Entriamo al museo Correr, non avevamo mai avuto il piacere di percorrere quelle sale cariche di storia e d’ arte, nate dalla frenesia del potere di Napoleone Buonaparte, il quale abbatte i vecchi palazzi, per ricostruire la piazza come si ammira ora.

Nella prima sala fa bella mostra la storia del vetro con reperti originali datati a. c . inoltre si può fare il riscontro nel tempo come si è evoluta l’ arte vetraia nei secoli.

Vetrine cariche di vasi colorati e cesellati ad arte, che narrano la ricchezza del casato

a cui appartenevano, la bravura dell’ artista nel assemblare i vari colori mescolarli a metalli preziosi lasciando al vetro la sua trasparenza, davanti a tali bellezze trattengo il respiro per far penetrare in me tutto ciò che mi circonda, per mia pigrizia e incapacità non fotografo mai nei musei, così pure Andrea, cerchiamo di memorizzare

e ci godiamo il momento, per il breve tempo che sostiamo davanti ad un oggetto ci immedesimiamo nella sua storia.

Ci perdiamo per quelle sale tra il passato e il presente, mi soffermo a leggere i titoli dei romanzi messi in mostra, sono scritti in italiano antico, sotto il titolo c’è un suggerimento per il lettore che mi fa sorridere: consigliato a donne maritate oppure per signorine adulte.

Al centro della sala osservo un veliero in miniatura, ci salgo con il pensiero e subito mi stupisco non so collocare i marinai e i loro spazio, Andrea sorride e mi sussurra sono navi da guerra del settecento non navi da crociera sorrido, ha ragione bisogna guardare con un'altra ottica ma è bello sognare di salpare e percorrere i mari con le navi a vela trasportati dal vento, Andrea mi afferra per un braccio e mi trascina via

Mi ritrovo nella sala delle sete orientali, tessuti di fili sottili che luccicano alla luce, oltrepasso una grande porta e mi trovo nella sala delle armi con lance, frecce, e scudi di tutte le forme, in acciaio cesellato come fossero dei piatti ornamentali lucidati Abbiamo finito il nostro giro, siamo all’ uscita, sono passate tre ore e nemmeno ce ne siamo accorti, la luce del giorno sta scemando, e il vocio dei turisti ci circonda, non c’ era nemmeno una voce che può dire abito in questa meravigliosa città. Sempre mano nella mano ci incamminiamo verso quel vaporetto che ci condurrà alla terraferma,è ormai pomeriggio inoltrato e un tiepido sole sta tramontando all’ orizzonte, e le luci illuminano i saloni dei palazzi del canal grande, un scintillio di cristalli che si rispecchiano nei saloni decorati da immagini di epoche lontane, la scia d’ acqua provocata dai mezzi che sfrecciano mi bagna, ma non sento il freddo tanta è la voglia di ammirare quel paesaggio ancora una volta.

Stanca, con i piedi indolenziti sogno il passato, memorie di eventi ormai lontani che non ritorneranno più, ma che ho vissuto e che nessuno può cancellare dalla mia mente

Anche il museo è ormai nel passato, non c’è tempo per guardare a ritroso bisogna andare avanti, e cercare nel futuro, cosa si vuole essere per non morire di solitudine.

FRAMMENTI DI VITA

E’ un giorno grigio d’ inverno, i rami spogli di alberi che mi circondano, fanno malinconia, le ragnatele di bruma avvolgono i rami e non si decidono a sciogliersi, mentre i ghiaccioli dai tetti si staccano lentamente.

L’ odore di legna bruciata invade l’ aria, Accostata alla finestra ammiro silenziosa seguo un merlo che ignaro della mia presenza saltella sul marciapiede liberato dalle foglie morte dell’ autunno, tutto questo silenzio mi rattrista e ho voglia di evadere andare lontano. Rifletto un po’ poi traggo la conclusione,è domenicae la gente si sta divertendo, non mi lascio sopraffare. Saluto quel piccolo merlo che continua a saltellare e ignoro il cielo, mi infilo nella doccia e ci rimango qualche minuto in più, così che il corpo si carichi di quel tepore che serve per poter affrontare la bassa temperatura che segnalata dal barometro appeso alla finestra.

Scendo in salotto e vedo Andrea che sta osservando anche lui perplesso il paesaggio, prendo fiato, e prima ancora che io potessi esprimere le mie intenzioni su cosa volessi fare oggi, con la pipa in bocca, tra una sbuffata di fumo e l’ altra, mi sussurra: andiamo a Venezia, ci mescoliamo tra la folla di turisti che passeggiano tra calli e campielli e cerchiamo un museo aperto.

Ecco mi ha letto il pensiero come al solito! d'altronde la nostra intesa è tale che succede di frequente, si! mi sta bene, le rispondo, mi giro sui tacchi e risalgo le scale, mi vesto, ecco che la giornata ha preso già un altro aspetto, l’ umore cambia.

Da tempo progettavamo una giornata al museo tra arte e storia, stupirci di bellezze tramandate da generazioni che fanno grande un popolo, quei reperti che rammentano epoche gloriose di valorosi eroi.

Venezia è bellissima, e spesso non serve entrare nel museo,è arte a cielo aperto,è un miscuglio di profumi di salsedine e spezie, di soffritti e arrosti che escono dalle trattorie e si odorano lungo le sue calli, non sono esalazioni sgradevoli ma profumi di cucine antiche immutate nel tempo.

Dopo aver percorso un tratto a piedi decidiamo che è molto più comodo il vaporetto, fa freddo anche se non c’è ghiaccio l’ aria è pungente, tra la folla allegra di turisti diventa quasi piacevole, tutto va come previsto, si sale mano nella mano per non perderci, di aiuto uno all’ altro, per scambiarci il calore corporeo che riscalda le nostre mani.

Silenziosi nei nostri sogni e ricordi, ammiriamo quel percorso lungo la via d’ acqua, viale centrale di Venezia, in altre città la via principale è alberata mentre qui e costeggiata da palazzi che mettono in bella mostra la loro architettura che spazia in vari stili e epoche.

Mi sto rendendo conto che Venezia non è soltanto allegria e bellezze artistiche ma racchiude in me un po’ di malinconia.

Entriamo al museo Correr, non avevamo mai avuto il piacere di percorrere quelle sale cariche di storia e d’ arte, nate dalla frenesia del potere di Napoleone Buonaparte, il quale abbatte i vecchi palazzi, per ricostruire la piazza come si ammira ora.

Nella prima sala fa bella mostra la storia del vetro con reperti originali datati a. c . inoltre si può fare il riscontro nel tempo come si è evoluta l’ arte vetraia nei secoli.

Vetrine cariche di vasi colorati e cesellati ad arte, che narrano la ricchezza del casato

a cui appartenevano, la bravura dell’ artista nel assemblare i vari colori mescolarli a metalli preziosi lasciando al vetro la sua trasparenza, davanti a tali bellezze trattengo il respiro per far penetrare in me tutto ciò che mi circonda, per mia pigrizia e incapacità non fotografo mai nei musei, così pure Andrea, cerchiamo di memorizzare

e ci godiamo il momento, per il breve tempo che sostiamo davanti ad un oggetto ci immedesimiamo nella sua storia.

Ci perdiamo per quelle sale tra il passato e il presente, mi soffermo a leggere i titoli dei romanzi messi in mostra, sono scritti in italiano antico, sotto il titolo c’è un suggerimento per il lettore che mi fa sorridere: consigliato a donne maritate oppure per signorine adulte.

Al centro della sala osservo un veliero in miniatura, ci salgo con il pensiero e subito mi stupisco non so collocare i marinai e i loro spazio, Andrea sorride e mi sussurra sono navi da guerra del settecento non navi da crociera sorrido, ha ragione bisogna guardare con un'altra ottica ma è bello sognare di salpare e percorrere i mari con le navi a vela trasportati dal vento, Andrea mi afferra per un braccio e mi trascina via

Mi ritrovo nella sala delle sete orientali, tessuti di fili sottili che luccicano alla luce, oltrepasso una grande porta e mi trovo nella sala delle armi con lance, frecce, e scudi di tutte le forme, in acciaio cesellato come fossero dei piatti ornamentali lucidati Abbiamo finito il nostro giro, siamo all’ uscita, sono passate tre ore e nemmeno ce ne siamo accorti, la luce del giorno sta scemando, e il vocio dei turisti ci circonda, non c’ era nemmeno una voce che può dire abito in questa meravigliosa città. Sempre mano nella mano ci incamminiamo verso quel vaporetto che ci condurrà alla terraferma,è ormai pomeriggio inoltrato e un tiepido sole sta tramontando all’ orizzonte, e le luci illuminano i saloni dei palazzi del canal grande, un scintillio di cristalli che si rispecchiano nei saloni decorati da immagini di epoche lontane, la scia d’ acqua provocata dai mezzi che sfrecciano mi bagna, ma non sento il freddo tanta è la voglia di ammirare quel paesaggio ancora una volta.

Stanca, con i piedi indolenziti sogno il passato, memorie di eventi ormai lontani che non ritorneranno più, ma che ho vissuto e che nessuno può cancellare dalla mia mente

Anche il museo è ormai nel passato, non c’è tempo per guardare a ritroso bisogna andare avanti, e cercare nel futuro, cosa si vuole essere per non morire di solitudine.

FRAMMENTI DI VITA

E’ un giorno grigio d’ inverno, i rami spogli di alberi che mi circondano, fanno malinconia, le ragnatele di bruma avvolgono i rami e non si decidono a sciogliersi, mentre i ghiaccioli dai tetti si staccano lentamente.

L’ odore di legna bruciata invade l’ aria, Accostata alla finestra ammiro silenziosa seguo un merlo che ignaro della mia presenza saltella sul marciapiede liberato dalle foglie morte dell’ autunno, tutto questo silenzio mi rattrista e ho voglia di evadere andare lontano. Rifletto un po’ poi traggo la conclusione,è domenicae la gente si sta divertendo, non mi lascio sopraffare. Saluto quel piccolo merlo che continua a saltellare e ignoro il cielo, mi infilo nella doccia e ci rimango qualche minuto in più, così che il corpo si carichi di quel tepore che serve per poter affrontare la bassa temperatura che segnalata dal barometro appeso alla finestra.

Scendo in salotto e vedo Andrea che sta osservando anche lui perplesso il paesaggio, prendo fiato, e prima ancora che io potessi esprimere le mie intenzioni su cosa volessi fare oggi, con la pipa in bocca, tra una sbuffata di fumo e l’ altra, mi sussurra: andiamo a Venezia, ci mescoliamo tra la folla di turisti che passeggiano tra calli e campielli e cerchiamo un museo aperto.

Ecco mi ha letto il pensiero come al solito! d'altronde la nostra intesa è tale che succede di frequente, si! mi sta bene, le rispondo, mi giro sui tacchi e risalgo le scale, mi vesto, ecco che la giornata ha preso già un altro aspetto, l’ umore cambia.

Da tempo progettavamo una giornata al museo tra arte e storia, stupirci di bellezze tramandate da generazioni che fanno grande un popolo, quei reperti che rammentano epoche gloriose di valorosi eroi.

Venezia è bellissima, e spesso non serve entrare nel museo,è arte a cielo aperto,è un miscuglio di profumi di salsedine e spezie, di soffritti e arrosti che escono dalle trattorie e si odorano lungo le sue calli, non sono esalazioni sgradevoli ma profumi di cucine antiche immutate nel tempo.

Dopo aver percorso un tratto a piedi decidiamo che è molto più comodo il vaporetto, fa freddo anche se non c’è ghiaccio l’ aria è pungente, tra la folla allegra di turisti diventa quasi piacevole, tutto va come previsto, si sale mano nella mano per non perderci, di aiuto uno all’ altro, per scambiarci il calore corporeo che riscalda le nostre mani.

Silenziosi nei nostri sogni e ricordi, ammiriamo quel percorso lungo la via d’ acqua, viale centrale di Venezia, in altre città la via principale è alberata mentre qui e costeggiata da palazzi che mettono in bella mostra la loro architettura che spazia in vari stili e epoche.

Mi sto rendendo conto che Venezia non è soltanto allegria e bellezze artistiche ma racchiude in me un po’ di malinconia.

Entriamo al museo Correr, non avevamo mai avuto il piacere di percorrere quelle sale cariche di storia e d’ arte, nate dalla frenesia del potere di Napoleone Buonaparte, il quale abbatte i vecchi palazzi, per ricostruire la piazza come si ammira ora.

Nella prima sala fa bella mostra la storia del vetro con reperti originali datati a. c . inoltre si può fare il riscontro nel tempo come si è evoluta l’ arte vetraia nei secoli.

Vetrine cariche di vasi colorati e cesellati ad arte, che narrano la ricchezza del casato

a cui appartenevano, la bravura dell’ artista nel assemblare i vari colori mescolarli a metalli preziosi lasciando al vetro la sua trasparenza, davanti a tali bellezze trattengo il respiro per far penetrare in me tutto ciò che mi circonda, per mia pigrizia e incapacità non fotografo mai nei musei, così pure Andrea, cerchiamo di memorizzare

e ci godiamo il momento, per il breve tempo che sostiamo davanti ad un oggetto ci immedesimiamo nella sua storia.

Ci perdiamo per quelle sale tra il passato e il presente, mi soffermo a leggere i titoli dei romanzi messi in mostra, sono scritti in italiano antico, sotto il titolo c’è un suggerimento per il lettore che mi fa sorridere: consigliato a donne maritate oppure per signorine adulte.

Al centro della sala osservo un veliero in miniatura, ci salgo con il pensiero e subito mi stupisco non so collocare i marinai e i loro spazio, Andrea sorride e mi sussurra sono navi da guerra del settecento non navi da crociera sorrido, ha ragione bisogna guardare con un'altra ottica ma è bello sognare di salpare e percorrere i mari con le navi a vela trasportati dal vento, Andrea mi afferra per un braccio e mi trascina via

Mi ritrovo nella sala delle sete orientali, tessuti di fili sottili che luccicano alla luce, oltrepasso una grande porta e mi trovo nella sala delle armi con lance, frecce, e scudi di tutte le forme, in acciaio cesellato come fossero dei piatti ornamentali lucidati Abbiamo finito il nostro giro, siamo all’ uscita, sono passate tre ore e nemmeno ce ne siamo accorti, la luce del giorno sta scemando, e il vocio dei turisti ci circonda, non c’ era nemmeno una voce che può dire abito in questa meravigliosa città. Sempre mano nella mano ci incamminiamo verso quel vaporetto che ci condurrà alla terraferma,è ormai pomeriggio inoltrato e un tiepido sole sta tramontando all’ orizzonte, e le luci illuminano i saloni dei palazzi del canal grande, un scintillio di cristalli che si rispecchiano nei saloni decorati da immagini di epoche lontane, la scia d’ acqua provocata dai mezzi che sfrecciano mi bagna, ma non sento il freddo tanta è la voglia di ammirare quel paesaggio ancora una volta.

Stanca, con i piedi indolenziti sogno il passato, memorie di eventi ormai lontani che non ritorneranno più, ma che ho vissuto e che nessuno può cancellare dalla mia mente

Anche il museo è ormai nel passato, non c’è tempo per guardare a ritroso bisogna andare avanti, e cercare nel futuro, cosa si vuole essere per non morire di solitudine.

FRAMMENTI DI VITA

E’ un giorno grigio d’ inverno, i rami spogli di alberi che mi circondano, fanno malinconia, le ragnatele di bruma avvolgono i rami e non si decidono a sciogliersi, mentre i ghiaccioli dai tetti si staccano lentamente.

L’ odore di legna bruciata invade l’ aria, Accostata alla finestra ammiro silenziosa seguo un merlo che ignaro della mia presenza saltella sul marciapiede liberato dalle foglie morte dell’ autunno, tutto questo silenzio mi rattrista e ho voglia di evadere andare lontano. Rifletto un po’ poi traggo la conclusione,è domenicae la gente si sta divertendo, non mi lascio sopraffare. Saluto quel piccolo merlo che continua a saltellare e ignoro il cielo, mi infilo nella doccia e ci rimango qualche minuto in più, così che il corpo si carichi di quel tepore che serve per poter affrontare la bassa temperatura che segnalata dal barometro appeso alla finestra.

Scendo in salotto e vedo Andrea che sta osservando anche lui perplesso il paesaggio, prendo fiato, e prima ancora che io potessi esprimere le mie intenzioni su cosa volessi fare oggi, con la pipa in bocca, tra una sbuffata di fumo e l’ altra, mi sussurra: andiamo a Venezia, ci mescoliamo tra la folla di turisti che passeggiano tra calli e campielli e cerchiamo un museo aperto.

Ecco mi ha letto il pensiero come al solito! d'altronde la nostra intesa è tale che succede di frequente, si! mi sta bene, le rispondo, mi giro sui tacchi e risalgo le scale, mi vesto, ecco che la giornata ha preso già un altro aspetto, l’ umore cambia.

Da tempo progettavamo una giornata al museo tra arte e storia, stupirci di bellezze tramandate da generazioni che fanno grande un popolo, quei reperti che rammentano epoche gloriose di valorosi eroi.

Venezia è bellissima, e spesso non serve entrare nel museo,è arte a cielo aperto,è un miscuglio di profumi di salsedine e spezie, di soffritti e arrosti che escono dalle trattorie e si odorano lungo le sue calli, non sono esalazioni sgradevoli ma profumi di cucine antiche immutate nel tempo.

Dopo aver percorso un tratto a piedi decidiamo che è molto più comodo il vaporetto, fa freddo anche se non c’è ghiaccio l’ aria è pungente, tra la folla allegra di turisti diventa quasi piacevole, tutto va come previsto, si sale mano nella mano per non perderci, di aiuto uno all’ altro, per scambiarci il calore corporeo che riscalda le nostre mani.

Silenziosi nei nostri sogni e ricordi, ammiriamo quel percorso lungo la via d’ acqua, viale centrale di Venezia, in altre città la via principale è alberata mentre qui e costeggiata da palazzi che mettono in bella mostra la loro architettura che spazia in vari stili e epoche.

Mi sto rendendo conto che Venezia non è soltanto allegria e bellezze artistiche ma racchiude in me un po’ di malinconia.

Entriamo al museo Correr, non avevamo mai avuto il piacere di percorrere quelle sale cariche di storia e d’ arte, nate dalla frenesia del potere di Napoleone Buonaparte, il quale abbatte i vecchi palazzi, per ricostruire la piazza come si ammira ora.

Nella prima sala fa bella mostra la storia del vetro con reperti originali datati a. c . inoltre si può fare il riscontro nel tempo come si è evoluta l’ arte vetraia nei secoli.

Vetrine cariche di vasi colorati e cesellati ad arte, che narrano la ricchezza del casato

a cui appartenevano, la bravura dell’ artista nel assemblare i vari colori mescolarli a metalli preziosi lasciando al vetro la sua trasparenza, davanti a tali bellezze trattengo il respiro per far penetrare in me tutto ciò che mi circonda, per mia pigrizia e incapacità non fotografo mai nei musei, così pure Andrea, cerchiamo di memorizzare

e ci godiamo il momento, per il breve tempo che sostiamo davanti ad un oggetto ci immedesimiamo nella sua storia.

Ci perdiamo per quelle sale tra il passato e il presente, mi soffermo a leggere i titoli dei romanzi messi in mostra, sono scritti in italiano antico, sotto il titolo c’è un suggerimento per il lettore che mi fa sorridere: consigliato a donne maritate oppure per signorine adulte.

Al centro della sala osservo un veliero in miniatura, ci salgo con il pensiero e subito mi stupisco non so collocare i marinai e i loro spazio, Andrea sorride e mi sussurra sono navi da guerra del settecento non navi da crociera sorrido, ha ragione bisogna guardare con un'altra ottica ma è bello sognare di salpare e percorrere i mari con le navi a vela trasportati dal vento, Andrea mi afferra per un braccio e mi trascina via

Mi ritrovo nella sala delle sete orientali, tessuti di fili sottili che luccicano alla luce, oltrepasso una grande porta e mi trovo nella sala delle armi con lance, frecce, e scudi di tutte le forme, in acciaio cesellato come fossero dei piatti ornamentali lucidati Abbiamo finito il nostro giro, siamo all’ uscita, sono passate tre ore e nemmeno ce ne siamo accorti, la luce del giorno sta scemando, e il vocio dei turisti ci circonda, non c’ era nemmeno una voce che può dire abito in questa meravigliosa città. Sempre mano nella mano ci incamminiamo verso quel vaporetto che ci condurrà alla terraferma,è ormai pomeriggio inoltrato e un tiepido sole sta tramontando all’ orizzonte, e le luci illuminano i saloni dei palazzi del canal grande, un scintillio di cristalli che si rispecchiano nei saloni decorati da immagini di epoche lontane, la scia d’ acqua provocata dai mezzi che sfrecciano mi bagna, ma non sento il freddo tanta è la voglia di ammirare quel paesaggio ancora una volta.

Stanca, con i piedi indolenziti sogno il passato, memorie di eventi ormai lontani che non ritorneranno più, ma che ho vissuto e che nessuno può cancellare dalla mia mente

Anche il museo è ormai nel passato, non c’è tempo per guardare a ritroso bisogna andare avanti, e cercare nel futuro, cosa si vuole essere per non morire di solitudine.


faraon gianna 31/01/2012 08:13 949

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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