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Hikikomori

Dramma

Marco non esce più. La camera è il suo regno. Sono due anni che vive così. Neppure la luce del sole gli fa compagnia, visto che ha sigillato con del nastro adesivo nero l’ unica finestra che c’ era.

L’ ha accecata, semplicemente. Perché anche il sole gli dà fastidio e non vuole alcun contatto con la realtà esterna. Con quella realtà che è una minaccia. Che gli è ostile.

Però non è malato, non nel fisico almeno. Si è soltanto rinchiuso in se stesso e ha deciso di calare il sipario della vita.

Ora vive come un recluso in una stanza che è poco più ampia di una cella. Ma non è solo, no. C’è la luce elettrica ad accudirlo, c’è Wilson, il suo cane di peluche, e il poster di Lady Gaga. Di fianco al letto poi, sono allineati cinque Pc perennemente accesi.

Uno serve per chattare, un altro per i videogiochi, due per scaricare film e l’ ultimo per Facebook, Twitter e altri social network a cui è affezionato. Perché Marco è un’ autentica star della rete e ha migliaia di contatti virtuali sparsi nel globo, con i quali s’ intrattiene a ogni ora del giorno e della notte. La Rete del resto ha sempre fame ed è sempre vigile. Non dorme mai e scambia il giorno per la notte o la notte per il giorno, e se uno non sta attento si fagocita tutte le 24 ore che gli servono per vivere. Anzi di notte, nel cuore della notte, è persino più avvincente dal momento che non ci sono rumori di sorta, non si avvertono distrazioni reali e si prova la sublime sensazione che quel mondo in cui si è immersi, quel mondo colorato di avatar e di blog, di forum e di partite interminabili con chissà chi, di foto e di filmati da scaricare sia l’ unica realtà possibile. Che il mondo fuori e la vita vera, fatta di carne e ossa, di visi e di corpi tangibili non esista. Non sia mai esistita.

Marco la conosce a memoria questa sensazione. Marco sa cos’ è la Rete.

Labirinti infiniti di solitudine e di cyberspazio; e di luoghi che non sono luoghi. Dove nulla è mai fuori posto, dove non si corrono rischi, dove non ci sono sguardi da sostenere.

Il mondo esterno non regge il confronto.

Tuttavia le sue giornate scorrono leggere, uguali ma diverse al tempo stesso. La modalità d’ intrattenimento infatti non cambia mai, ma nei contenuti può essere molto varia al punto da fargli affermare che le giornate virtuali sono uniche. I videogiochi sono un’ infinità. Le chat sono molteplici così come le persone che le utilizzano. I social network, i blog, i forum, i video, le foto, tutto insomma è smisurato. Senza tempo. Senza spazio. Tutto è diverso.

La Rete non finisce mai e ogni ora viene riempita in maniera differente. Ogni ora è esclusiva.

Non è come nel mondo reale, dove capita invece di non poter fare quello che si vuole e magari ci si annoia. Qui non ci si stanca mai. Qui l’ impossibile è di casa.

Marco ne è consapevole. Marco è un “ hikikomori” e ha scelto di stare in disparte. Ha scelto la realtà virtuale.

Per giunta non c’è stress in questa realtà, non c’è ingiustizia, non ci sono paure.

La rete è un universo privo di problemi e di inquietudini. E’ un moto immobile. E’ un oceano sempre terso, un prato sempre lindo dove si può essere quello che si vuole e compiere qualsiasi gesto. Non è male. Qui non contano gli studi e neppure l’ aspetto fisico. Qui le raccomandazioni stanno a zero poiché ogni pagina web si denuda spontaneamente. Magicamente.

Come quelle attrici in quei siti osceni che si accoppiano con chiunque come furie. Marco ne conosce a menadito nomi e performance, e grazie a loro ha risolto persino il problema del sesso.

Onanismo cibernetico. Così si fa. Basta collegarsi, basta guardare e il gioco è fatto.

Nessuna ragazza ti scassa l’ anima, nessuna ti rompe le scatole perché non ti ricordi quando è nata o perché vuole andare a ballare. Basta collegarsi, è semplice.

Neanche i genitori possono stressarti e le loro pretese scivolano via sullo schermo del computer.

Ma la cosa più divertente sono i vecchi cartoni. Marco ha ventidue anni ma ne va ancora matto. Soprattutto per quelle loro colonne sonore. Se le ricorda bene e spesso ne canta qualcuna in ricordo dei bei tempi andati. Perché anche a ventidue anni si può avere un passato da rimpiangere.

Questo i suoi genitori non lo capiscono. Non capiscono quanto è difficile oggi essere giovani, senza un briciolo di futuro e con la delusione di non essere riuscito all’ università.

Non capiscono che non è facile essere all’ altezza del presente in un Paese problematico come questo. Non si rendono conto che è più rassicurante essere un “ hikikomori”.

Marco è sicuro che ce ne siano molti in giro per il mondo dal momento che la realtà è uno schifo globale. Quanti però è difficile dirlo. Del resto “ hikikomori” è giapponese e ciò dovrà pure significare qualcosa. In Giappone pare che il 20% dei ragazzi fra i 15 e i 24 anni siano “ Hikikomori”. E in Italia?

In ogni caso i giapponesi sono strani, pensa Marco mentre salva un pulcino da un istrice gigantesco, utilizzano parole dolci per esprimere concetti terribili. Come nel caso di “ tsunami” che fa pensare a qualcosa di incantevole e rimanda invece alla morte. A una morte immensa, terrificante.

Nella Rete invece non si muore mai e tutti possono risorgere in ogni momento. Non solo, possono addirittura vivere più vite e spacciarsi per chi non sono.

Una ragazza avvenente, un uomo pieno di capelli, un genio della letteratura o uno scienziato della Nasa. Insomma per chi si vuole. Perfino l’ età non conta e neppure il sesso. Si è uguali nella Rete. Soprattutto si è onnipotenti. Non è poco.

Ma ecco che arriva il pranzo, oppure la cena. Marco non ne ha la più pallida idea ma sente bussare alla porta. Abbassa la maniglia e prende il vassoio. Davanti a lui c’è Silvia, sua madre, con la solita aria stanca e con quegli occhi viola intrisi di whisky.

Lei lo guarda come si guarderebbe un criceto in gabbia. Un criceto che gira in continuazione sulla sua ruota. Però la ruota di Marco si chiama internet ed è molto più pericolosa.

“ Domani viene quel medico… Ricordi? … Il dottor Salvani” gli dice Silvia, voltandogli le spalle e sparendo nel lungo corridoio.

Marco non risponde. Marco è inchiodato sull’ uscio di quella porta che rappresenta il confine invalicabile del suo mondo immaginario. Del suo mondo perfetto.

Salvani è l’ ultima speranza, pensa Silvia. Gli altri dottori non ci hanno capito molto e se anche lui fallisce non resta che farlo rinchiudere in qualche casa di cura.

Marco rinchiuso… Marco pazzo… Chi lo avrebbe mai detto? E lei che se lo vedeva ingegnere… o generale, persino astronauta. Bel disastro!

Adesso la donna vorrebbe imprecare, vorrebbe insultare qualcuno. Forse proprio quel criceto che è dentro suo figlio e che non la smette di girare su quella maledetta ruota. Ma non può farlo, lo sa. Allora se ne torna in cucina a cercare da bere.

Perché l’ alcol inganna almeno quanto il cyberspazio, ma questo non le interessa.

Marco intanto ha già tolto il nastro adesivo dalla finestra. Ha appena scoperto che è notte.

La spalanca e vuole gettarsi di sotto poiché un altro dottore non lo sopporta proprio.

Non sopporta più quei lunghi discorsi inconcludenti. Non sopporta più quelle pastiglie bastarde grosse come uova. Una volta ha persino rischiato di strozzarsi. Lui non deve guarire da niente. Lui è sano, è soltanto spaventato da questa società e da quest’ epoca. Che non vale nulla. Avrebbe voluto vivere nel passato ma non è andata così. Pazienza. Fortuna che c’è la Rete che gli permette di coltivare anche questa illusione. Illusione che dà un senso alla sua anima fragile. Magica Rete.

Un antidoto alle miserie dell’ esistenza. Se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Amen.

Forse però potrà essere un “ hikikomori” anche in paradiso e continuare il suo mondo perfetto da lassù.

Luminose, le lacrime del cielo lo guardano. E’ il momento. Mentre sta per abbracciare il vuoto arriva una e- mail. Sì, proprio una e- mail; il suono prodotto dal Pc è inequivocabile.

La apre e rimane di sasso. Nella rete c’è qualcuno che vuole aiutarlo, che è interessato a lui e che lo invita fra due giorni da qualche parte. Addirittura una ragazza. Una ragazza in carne e ossa.

Dalla foto che ha allegato sembra carina. Scrive che lo ha conosciuto alcuni mesi fa su un sito d’ incontri ma che poi lui non si è fatto più vivo. Aggiunge che lo considera un poeta e che è rimasta molto colpita dalle sue frasi. Vorrebbe conoscerlo di persona.

Lui poeta. Marco è il primo a stupirsi nel leggere certe cose. Lui poeta! Miracoli del cyberspazio. Per l’ euforia si toglie i guanti anti germi.

“ Di persona” comunque è una richiesta impegnativa. E’ una richiesta immensa quanto il cielo.

Richiude la finestra. Cammina gattoni sul letto. Parla con Lady Gaga. E’ nervoso. Si accende una Chesterfield. Lo stantio della stanza s’ impregna di altro fumo. Poi si mette di nuovo davanti al Pc che ha vomitato la e- mail ma non sa cosa fare.

Rispondere o cancellare il messaggio?

Rispondere o cancellare?

Perché non è facile essere un “ hikikomori”, cazzo. Non lo è affatto. Meglio essere una pianta, una pianta carnivora che mangia un pappagallo.

Marco avverte che il suo ritiro sociale inizia a sgretolarsi. Eppure non può, non può lasciare la sua camera. E se fosse una rompipalle? La paura lo assale.

Un tonfo lo distrae dalle sue angosce.

“ Tutto bene mamma?” grida dalla sua stanza.

Nessuna risposta.

“ Stai bene?”

Non un fiato dal lungo corridoio.

Marco apre timidamente la porta e vede Silvia riversa sul pavimento. Vicino a lei la solita bottiglia di whisky scolata per metà.

Tuttavia il ragazzo non si scompone. E’ abituato a quello spettacolo.

Piegandosi sulle ginocchia, allunga invece una mano verso quella bottiglia. Dopo molti sforzi riesce a prenderla senza uscire dal suo confine inespugnabile. Stavolta ha avuto fortuna.

Richiude con forza la porta.

Adesso è felice. Può persino sbronzarsi. Ai suoi problemi penserà dopo.

Il cyberspazio e Lady Gaga sono lì che lo guardano.

Anche loro hanno sete.


Mio Miao 19/01/2012 17:23 1956

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Il dramma di una dipendenza da internet.»

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