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L'ultima fermata

Dramma

La piccola sagoma, sola uscì dall’ obitorio e si avviò verso il residence che l’ ospitava. Erano le 5 del mattino, rientrava in quella stanzetta che l’ aveva ospitata tante volte negli ultimi 2 anni insieme a lui. Ora si apriva un nuovo capitolo della sua vita, era terribilmente sola, i figli lontani tanti chilometri e il cuore colmo di dolore. Avrebbe voluto urlare il suo strazio, ma composta, si fece guidare da quel signore gentile fino al residence, poi salutò ringraziando, infilò la chiave nella toppa e richiuse la porta.

Si gettò su una sedia accasciando il corpo stanco e provato e si abbandonò ad un pianto disperato e sommesso. Le lacrime scendevano sul viso calde e brucianti, le lasciò scorrere e le sembrarono pioggia che scorreva in mille rivoli colmi di dolore.

Guardò la stanzetta che aveva visto la speranza, la sofferenza, la pietà, forse anche un po’ di gioia e infine il terrore di una coppia di coniugi che avevano vissuto una vita insieme .Quante volte erano partiti dal paesino per affrontare il viaggio della speranza! Si sa al nord gli ospedali funzionano meglio e hanno a disposizione macchinari all’ avanguardia di grande utilità per i pazienti. Ma ogni volta erano pur soli, in una città troppo grande. La compagnia e la dedizione della figlia Anna li avevano aiutati a superare i momenti più drammatici della loro vita. Quella volta sarebbe stata sicuramente l’ ultima, così avevano assicurato i medici: - “ non ci sarà bisogno di un altro intervento signor Carlo… Ma cosa avevano voluto dire con quella frase…? I figli se l’ erano chiesto, forse in cuor loro avevano la risposta, forse era troppo dolorosa da accettare e come “ lo struzzo” andavano avanti…

Mentre aspettava l’ arrivo della figlia ripensò alle ultime tragiche ore di quella giornata.

Due giorni prima suo marito, il padre dei suoi 4 figli era uscito dall’ ospedale, dopo l’ ennesimo intervento che lo avrebbe aiutato a sopravvivere.. Anna era giunta in ospedale, lo aveva aiutato a salire sulla sedia a rotelle con la tanichetta dell’ ossigeno, sua compagna inseparabile. Spingendo la carrozzina, Anna come al solito aveva scherzato “ Papà, sei pronto? Si parte!” Quanta dedizione e coraggio aveva dimostrato nei confronti del padre! Negli ultimi tempi aveva anche iniziato a leggergli un libro per aiutarlo ad accettare la condizione di malato terminale. Una volta, vincendo le distanze da sempre esistenti tra suo padre e i suoi figli, prima di partire per il suo paese disse a sua madre: << digli che gli voglio bene!>>.

Poi, il malore improvviso, mentre Anna era già partita fiduciosa nella buona riuscita dell’ intervento che avrebbe concesso un periodo di sollievo a suo padre.

Accucciata sulla sedia si asciugò le lacrime e vide passare nella mente la fine di quel dramma, l’ immagine straziante di quel volto sofferente, gli occhi imploranti il suo aiuto. Lei gli aveva preso la mano, ma poi tutto avvenne in un attimo, la situazione precipitò, lui rimase impietrito, la bocca spalancata e gli occhi sbarrati dal terrore!

Era la scena più pietosa della sua vita, un infermiere la fece uscire dalla stanza… Dopo interminabili minuti lo portarono all’ obitorio.

Ora guardandosi attorno rivedeva tutte le scene di vita vissute in quel piccolo residence, in quei due anni intensi di lotta, dolore, speranza. Il silenzio quasi le urlava nelle orecchie, le sembrò di impazzire.

Squillò il telefono tante volte quella notte, erano i figli che a turno le parlavano e la intrattenevano fino all’ arrivo di Anna, che, ignara del triste epilogo, era da poco ripartita.

Anna stava tornando indietro, ripercorreva la strada che la separava da sua madre

e le sembrava interminabile, piangeva e urlava al telefono - papà è morto! Papà è morto! Un grido straziante aveva squarciato le tenebre della notte ed entrava come un orrido mostro nei cuori spezzati dal dolore, ora tutti sapevano… era morto il padre, il padre non c’ era più… il dolore si scioglieva in lacrime calde e scorreva lento nel silenzio nella notte.

Era giunta l’ alba, Anna era finalmente arrivata, ora poteva posare la sua mano sul capo chino della madre, la piccola sagoma non era più sola.


Venere Cesareo 17/12/2011 11:40 941

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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 I suoi 5 racconti

Il primo racconto pubblicato:
 
La stella cadente (15/11/2010)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
L'ultima fermata (17/12/2011)

Il racconto più letto:
 
La stella cadente (15/11/2010, 1336 letture)


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