Ricordo ancora molto bene il mio ultimo lavoro da madame. Ero entrata come tuttofare 14 anni prima e ormai pensavo che sarei rimasta per sempre. In fondo era un lavoro come un altro: pulire, lavare, stirare. La notizia che presto tutto sarebbe cambiato circolava da tempo ma soltanto quando fu trasmesso alla radio il comunicato ufficiale prendemmo atto di ciò che sarebbe accaduto.
La casa delle meraviglie avrebbe chiuso i battenti. Questa casa d'appuntamento era diversa dai soliti bordelli che si trovavano in periferia. Era situata in un edificio dignitoso, con finti balconi dipinti sulla facciata, finti rami di gerani che pendevano dai davanzali, tutto finto... anche l'amore che molti uomini venivano furtivamente a cercare.
Di sera s'illuminava tutto nella casa. Entrando si percepiva l'impressione di trovarsi su un palcoscenico, tutto era plateale. Grandi specchi, enormi lampadari, tendaggi... il tutto mescolato in una confusione di stili che andavano dal liberty al barocco... Alcune ragazze stavano adagiate su dei canapè, altre passeggiavano lentamente come in un defilé, in attesa che qualcuno le scegliesse. I nomi delle ragazze erano Mimì, Iris, Lilì...nomi inventati che niente avevano da fare con l'accento delle ragazze. La maggior parte di loro proveniva dall'Italia del sud. Tra quelle mura il tempo scorreva lento. I clienti erano seduti, guardavano le pensionanti che si muovevano sensualmente e nella loro mente evocavano memorie afrodisiache. Gli uomini fingevano una disinvolta indifferenza, fumando un sigaro o leggendo un giornale, come se nessuno volesse fare trapelare il vero motivo per cui si trovava in quel posto.
Anche quando qualcuno di loro si alzava per seguire una ragazza al piano superiore, lo faceva con calma ed il fatto che si accompagnasse a una donna seminuda sembrava come un particolare di poco conto. Diversa era la situazione quando, dopo avere consumato l'atto sessuale, lo stesso cliente scendeva la scala. Il passo era affrettato, lo sguardo basso e pieno di vergogna. Se non fosse stato per l'ultimo gesto che consisteva nel depositare nelle mani di madame il prezzo della prestazione (denaro che li assolveva da ogni peccato) forse non sarebbero più tornati alla casa delle meraviglie ma quella misera somma aveva la proprietà di emendarli e riconsegnarli al decoro di “ persone rispettabili”. Era molto frequentata la casa: imprenditori, dirigenti, funzionari pubblici e perfino ministri del clero. Era un campionario del ceto medio- alto che entrava e usciva dal bordello e che lì esplorava quell'universo femminile alter ego del loro ipocrita perbenismo. La casa delle meraviglie era una specie di zona franca del vizio.
Eppure, conoscevo bene quelle signorine considerate dagli uomini come “ piacevole passatempo”. Erano buone e gentili e piene di un'umanità insospettabile. Bastava guardare i loro volti puliti dal trucco pesante per scoprire sguardi smarriti, delusi, tristi. Sapevano ridere, piangere, provare emozioni ma... avevano imparato a guardare in faccia la realtà, ad affrontarla anche subendo il disprezzo di quegli uomini che ogni sera le compravano per poche lire. Nessuna ragazza aveva pensato al futuro, a cosa sarebbe stato di lei dopo. E i clienti avrebbero dimenticato le ragazze, quelle scale che molte volte avevano salito? Avrebbero rimpianto l'eccitazione per quei letti disfatti, per quegli amori mercenari?
Quell'ultimo giorno al bordello, fu piuttosto malinconico e silenzioso. All'ora di pranzo, però, una bella tavola imbandita ed una grande bottiglia di champagne, facevano capire che quel giorno c'era qualcosa da festeggiare o da... commemorare.
“Ragazze! - esordì madame - brindo a voi che siete come nuvole che nascondono il sole, ragazze meravigliose che hanno saputo vendere illusioni”
Se in quella donna tutto ciò che s'intende per sensualità era ormai lontano, il sorriso era sempre aperto e espansivo. Alle sue ragazze si rivolgeva sempre con modi garbati, quasi materni e più di una volta aveva ripreso il comportamento di qualche cliente che aveva mancato di rispetto a una delle sue pensionanti. Quella sera fu un via vai continuo di uomini più interessati a vedere la casa delle meraviglie che a consumare. Salivano e scendevano le scale e ammiravano avidamente tutto ciò che i loro occhi non si erano mai soffermati a guardare, sembravano dei bambini che, per l'ultima volta, si lasciavano rapire dalle luci di un luna park. Mancava poco alla mezzanotte quando madame battè le mani per richiamare l'attenzione: “ Signori la casa delle meraviglie chiude definitivamente. Da domani niente più peccati. Signori... ADDIO”.
Non appena l'ultimo cliente se ne fu andato le ragazze si radunarono attorno a madame, impaurite per il futuro e per il mondo esterno.
“Lasciatemi parlare ragazze, penso che mi mancherete e vi avrò sempre nel cuore. Non abbiate paura del mondo esterno, camminate a testa alta e magari... andate in un'altra città dove nessuno conosce il vostro passato ed ecco... un po' di denaro per voi”.
Quando le ragazze furono tutte uscite presi la valigia di madame e, prima di uscire anch'io, andai verso la parete dove era appeso il calendario, stavo per staccarlo quando madame mi fermò: “ Non farlo cara. Questa casa rimarrà chiusa per molto tempo e quando un giorno qualcuno entrerà qui, noterà che il 20 settembre del 1958 è stata chiusa l'ultima casa di tolleranza”...
Uscimmo fuori mentre la radio trasmetteva un concerto del maestro Angiolini.