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Giallo Napoletano

Fantasy

Simona e Federico si giurarono eterno amore nell’ aprile dell’ anno duemila, Ferdinando e Graziella, quando questo avveniva già erano sposati da due anni. Sembravano felicissimi e innamorati, solo a guardarli il loro sentimento suscitava una cieca gelosia per quanto si amavano. Andarono anche loro due alle nozze dei due sposi. Ferdinando per l’ occasione indossò il suo vestito preferito, doppio petto blu e camicia immacolata di bianco, logicamente cravatta sgargiante. Graziella, invece indossò un vestito scollato con disegni di rose rosse, era molto bella Graziella, per l’ occasione si fece una pettinatura a serpente, si intrecciò file di capelli facendoli cadere sul collo bianco e profumato. Quando il parroco della chiesetta di S. Lucia pronunciò l’ omelia, loro due si tenevano per mano e i loro occhi riflettono una strana luce, quasi piangevano dalla felicità d’ essere innamorati. Dopo la cerimonia, fuori dalla chiesetta con la pioggia di riso e di sale gli invitati fecero gli auguri a Simona e Federico.

Cominciarono così la loro storia di marito e moglie, bagnati dal riso e dal sale, cammino da sposi. Auguri.

Gli stessi auguri volavano nel cielo mentre le campane ridevano.

Andarono ad abitare in un bel palazzo signorile a Piazzetta Nilo, piazzetta situata nel corpo di Napoli tra il cuore e il budello dell’ intestino della città.

Avevano comprato casa proprio dove abitavano i loro due amici innamorati, pensarono che così, si sarebbero incontrati spesso, avrebbero passato tanto tempo insieme e si sarebbero aiutati nelle varie problematiche che la vita pone.

Passarono così gli anni, il legame di queste due coppie cresceva di giorno in giorno, quasi sembravano sorelle e fratelli. Anche nelle decisione più sciocche si consultavano, si davano consigli e risolvevano i piccoli problemi quotidiani insieme. Tutto procedeva bene, anzi troppo bene per essere vero. Ma si sa, il troppo guasta la strada dei rapporti e la strada è sempre tortuosa in amore anche se in apparenza pare dritta e scorrevole. Un giorno accadde che un Cupido dispettoso, forse anche geloso, colpì con il dardo diritto al cuore Federico, il quale svenne e ripresosi dalla ferita sanguinante cominciò a guardare Graziella con altri occhi. Cominciò a fargli complimenti sempre più intimi e quando la guardava i suoi occhi brillavano come due stelle nella notte; Si era innamorato pazzamente di Graziella, la quale non si sentiva affatto imbarazzata di tale accanimento e di tale sentimento nei suoi confronti, anzi, faceva la smorfiosa, gli piaceva tutto questo stato nascente, in poche parole incoraggiava così le avance di Federico.

Così un bel giorno di primavera quando i cuori ballano e si esaltano per la stagione e Cupido si diverte a lanciare dardi nei cuori, si incontrarono nell’ ascensore dello stabile, erano da soli e approfittando dell’ occasione s’incollarono le loro bocche l’ una sull’ altra, avide di baci e di passione si cercarono dentro come non mai. S’ innamorarono di loro!

Nel frattempo anche un altro dardo di Cupido, stavolta, per far dispetto al primo dardo che colpì al cuore Graziella e Federico colpì la dolce Simona e, guarda caso, mentre lei sanguinava pallida dal dolore del tradimento incontrò per caso Ferdinando, il quale stava attraversando un buio periodo, era scoraggiato, amareggiato per il lavoro che non andava. I due si misero a parlare, parlare, parlare per ore, e mentre ciò avveniva, improvvisamente si ritrovarono anche loro due l’ uno incollato all’ altro, si baciarono. A momenti diventavano anche tristi pensando ai rispettivi coniugi, ma poi nulla li fermò nel cammino dell’ innamoramento, le loro mani frugavano nei loro cuori, i loro corpi si cercavano, le lingue loro ballavano l ‘una nella bocca dell’altro ad ogni occassione che capitava.

Dopo mesi di passione sfrenata insieme a Federico e Ferdinand le due donne, Simona e Graziella si ritrovarono felicemente in attesa dei frutti più belli che la vita concede ad una donna! La prima a dirlo al consorte fu Graziella che fiera della sua fertilità quasi piangeva. Poi, toccò a Simona esprimere la sua gioia a Federico che preso dalla notizia di Graziella stava un po’ preoccupato... Sentiva dentro il diavolo accendere il fuoco.

Il corpo di Napoli e la Sirena Partenopea ridevano, la statua del Nilo anche. Il giallo napoletano, la meraviglia, inveiva sulle due coppie mentre la gente correva al bancolotto per giocarsi le corne di entrambe.

Due nuovi esseri scalciavano nel ventre delle rispettive madri.

Auguri Ferdinando... Auguri Federico!

Passarono in fretta i nove mesi di gestazione e entrambe si ritrovarono a cullare i proprio bambino nella culla di casa tra nastrini azzurri e giocattoli.

Ma si sa il demonio fa le pentole senza coperchio. Accidentaccio demonio!

Il figlio di Graziella somigliava così tanto a Federico che Graziella cominciò a preoccuparsi di tanta somiglianza.

Ma anche il figlio di Simona somigliava tanto a Ferdinando.

Qualcosa non andava... Si sapeva! Il demonio si era divertito e rideva.

I quattro si vergognavano di questo intreccio.

I due uomini avevano capito l’ arcano entrambi cornuti e mazziati.

Anche perché questo mistero si manifestò in tutta la somiglianza fisica dei due bambini, somigliavano ai loro rispettivi padri come due gocce d’ aqua. Il percorso dell’ amore improvvisamente si spense. Qualcosa doveva succedere. Infatti successe!

Graziella raccontò tutto a Ferdinando e lo stesso fece Simona con Federico.

Piansero tantissimo senza trovare soluzione alcuna nè per loro e nè per bambini che amavano tanto.

Non potevano scambiarseli certo forse i due bambini si, ma le madri no. Non si poteva. Potevano forse divorziare e iniziare con il padre del proprio figlio un nuovo percorso d’ amore. Ma non volevano neanche questo.

Decisero di cambiare casa le coppie, andarsene via dal corpo di Napoli, da piazzetta Nilo; Oramai la storia era di dominio pubblico e questo non li aiutava a dimenticare. Tutti sapevano del giallo napoletano e dei nuovi nati della piazzetta, infatti, dicevano che i bambini erano figli incrociati.

Che vergogna... che scandalo! " ‘E figli dò peccato" Dicevano le persone nel quartiere si sa, il popolino è un giudice senza "core".

Il Vesuvio perfino rideva. Certo Ferdinando, Federico, Graziella e Simona l’ avevano combinata proprio grossa nell’intreccio di coppie.

Non restava altro che andarsene dal quartiere.

Ferdinando e Graziella si trasferirono a Modena da parenti.

Federico e Simona ai quartieri spagnoli da un cugino.

Il tempo passò e tra le coppie l’ amore perì anche se andavano avanti a forza di inerzia e di pensieri arrovigliati dalla storia vissuta.

Qualcuno gli consigliò una famiglia allargata, qualcun altro una comune condivisione dell’ umano partorito dall’ amore. Bel pensiero, l’ amore universale!

Ma fu tutto inutile non erano pronti a scalare pensieri e modi di vivere diversi.

In realtà nemmeno erano innamorati più di loro, certo avevano grosse potenzialità per amare e perdonarsi ma non le sfruttarono.

Tutto finì dentro alle trombe della scala dell’ anima. Tutto senza risposta per i bambini e per loro stessi. Le loro vite finirono dentro di loro, anche se fuori ancora sognavano l’ amore. Andavano avanti come ruote di un carro sgangherato.

E solo quando i figli li chiamavano papà, strozzavano alla gola il sussulto dell’ amore.

Non avevano avuto la capacità di reinventare l’ amore.

A volte basta solo perdonare e cercare altri rivoli dello stesso sentimento ma non fu fatto.

La statua del Dio Nilo nel ventre di Napoli ancora ride e sospira.

Reinventare l’ amore, forse si può!

Faccio fatica a muovere la zattera
lungo il percorso del raggiungimento.
A volte il fiume è basso,
la zattera si arresta...
Si arresta tra pietre vecchie e personalità andate.
Ecco, non ricordo me, son fermo anch’ io.
Ferma resta la zattera per giorni,
a volte per mesi,
a volte per anni.
Così aspetto la piena,
non ricordandomi chi sono.

Aspetto l’ nverno che arriva,
lo sciogliersi dei ghiacciai,
la pioggia che disseta
e il forte sentimento dell’ esistere.

La voglia di ascoltare qualcosa, o qualcuno che mi dice,: " Ecco, sei! "

Allora,
muovo con forza i remi della zattera,
vedo la meta.
Mi lascio trascinare dalla corrente fredda,
osservo il panorama, il volo degli uccelli,
lo scorrere dell’ acqua che precipita nella valle.
Osservo...
osservo in realtà il mio cammino,
il crescere d’ ogni giorno,
l’ andare avanti senza voltarmi.
Il mio cercami sulla zattera dell’ ignota terra.


Pasqui 06/10/2011 15:30 1193

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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