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♦ Stefano Acierno | |
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Valerio Foglia
Le 252 poesie di Valerio Foglia
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L’acqua torna
nello schiacciar d’orme
spugna di sabbia
il cuore in una gabbia
d’immagini senza muri
reticolati
dai fori arrugginiti
dalle intemperie segnati
allargati dai momenti
che di battiti
eran lenti
docili
nessun luccichìo
quel
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Caldi fumi
calma dopo la pioggia
narici aperte
profumi
soggezione timorosa
lo sbucar da ogni vicolo
ombrelli come piante
ad asciugar
come l’ali di passante
dal cacciator atteso
pietre al cambiar di colore
le ombre lunghe dei tetti
l’arancio
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Dimentica
alzando il suo velo
esce di rosa
pelle nuova
dal morbido tocco
investita
d’ammanto
un soffio
d’incanto
nasce
nel verticale cielo
un palpito agli occhi
carezza d’istanti
di velocità troppa
sospiri
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Scrivimi tu
copri di segni lesti
l’immensamente bianco
appassionato solitario
inondalo di voglia
del tuo colore
quando germoglia
del tuo pacato respiro
dei tuoi sguardi fuochi
prima dell’inizio
a passi fiochi
Scrivimi tu
catene di
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Dentro silenzio
di là uno scherzo
ondular a filo
il segno del tempo
sorpresa in un attimo
superar il caso
inventare una ragione
scendere nel freddo
a gambe levate
trascorse nottate
toccare il diverso
rammaricarsi tardi
per l’infinito
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Mi placa il mare
di spruzzi e battiti
affondano
morbidi
i piedi nel suo corpo
tutti i pensieri
salgono a diporto
specchiano nuvole
riccioli col vento
sirene di luci
offrono riferimento
agli occhi di passaggio
sapore di sale
riverbero
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Non una mano stretta
non una parola calda
ma un‘aria di note
d’intervalli melodici
un flusso d’armonia
solleva
l’anima
il suo corpo
dagli occhi migranti
il resto lo porta via
La risento
nel sollievo infinito
continua a parlare
sottovoce
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Bussa
come martello sulla parete
una grande invocazione
l’ondulare del suo suono
le parole richieste
il picchiettare nelle teste
quei dolori
di goccia insistente
il tamponare inutile
l’idea futile
l’ utopia
di un guarir
definitivo
il
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Porto su di me
l’ilarità
di un fuscello al vento canuto
chissà da dove venuto
il suo benvenuto
mi lascia stupito
mentre cresce e vola
limita il respiro
il suo controllo
i muscoli
quando mollo
Trasgressioni nuove
insieme a
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Da qui nel mezzo
la spaccata
ha recluso d’istinto
la difesa l’appello
delle chiome d’alberi
nello spuntare acerbo
verso il richiamo lento
delle madri colline
nel loro serbato portento
Frusciano spighe folte
nell’asciutto dimenticar
di giorni
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E’ rapimento
un lampo di chiarore in volto
il mutare un niente
nell’ istante gaudente
l’immersione di fuori
in una bassa coltre di fumi
come respiri
due labbra accostate
tartarughe in letargo
come ghiri
il battito sopra gli occhi
fuori
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Inciampi
inginocchiato sulla pietra
appoggi le mani
guardi al cielo
palizzate di nuvole
a contrappeso
affidi l’impotenza
verbale
a scrosci di
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Tu, custode dei tempi
sai dirmi se
potevo far altrimenti
guardare arrabattarsi
troppa gente a dimenarsi
per un pezzo di pane
un piccolo posto nel reame
accumulare ori
nascondere tesori
disperdere figli
donare nefasti consigli
Sai dirmi
se
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Sappimi dire
dell’uva e dell’ulivo
solitari lungo il clivo
del lor carpire
Osservo il vento
sollevare il
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Nude
lady Godiva
quasi non serviva
non serve ora
vezzo dei giorni
comune divagare
un lento svuotare
malo modo
d’ arrivare
cavalcare
non capire
dove inizia il vero
dove l’inganno
ha il suo finire
quell’oscurare gli occhi
il cuore non far
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Importuna
spina fra le spine
l’arringa
sbracciata
al suo vagar incline
che l’anima
d’assenzio
la spingeva
verso il precipizio
friabile certezza
il frenar di forza
già piangeva
vedendo l’uscita
dal tempo che premeva
Sobbalzo d’amor
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Invia un messaggio privato a Valerio Foglia.
Indirizzo personale di Valerio Foglia: valeriofoglia.scrivere.info
Riporto
sopra un muro
l’osservar d’accalappiati vespri
ossessionati colori
sassi accalorati
secchi dal riposo
la bocca inaridita
nel panico del mancar saliva
cede agli occhi
disciolto nella voce
l’inizio di un canto
dal brillar lento
nato
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Truce
dal mento tagliente
oscuro d’attraversare
fumoso d’intenzioni
nella brama d’effusioni
questo tempo
alloca i giorni
in passaggi stretti
da sgomitare
lancia nella premura
spinge verso l’uscita
accoglie giovinezza
disinteressato
alla
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Soccorso dal mare
che a provati occhi
di blu
è latente
incanto incombente
segno nell’orizzonte
scavalca l’infinito
brucia
il cuore impietrito
riveste il nudo
il suo diniego di un vestito
quel tastar le sponde
le sue parole
bianche
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Nessun dimenar di pensiero
folle di follia
gioioso fino alla goliardia
imperatore del suo
primeggia
buttando testate a far largo
nei meandri d’ intreccio
di suoi simili
mai stati umili
manco per prova
nemmeno nel proferire
Son i lor padroni
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Esplodono i corpi
ch’erano giunti
per lo stare insieme
cadono a terra
ortaggi non ancora maturi
fuori stagione
quel sangue linfa ch’ora non serve
straborda senza esser soluzione
qualcuno ha deciso
con il suo
di finire la vita
come se potesse
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Piccole luci
ondulano con l’acqua
un viaggio mosso
i fiori da lontano
ancora svegli
guardano stupiti
la stupenda sera
a festa vestita
nel buio assoluto
culla i prati inumiditi
lanterne dei desideri
lanterne per i ricordi
seguono senza
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Un volo
a maglie larghe
una ragnatela
dal vibrare impaurito
ali di carta
pagine ingiallite
traiettorie pulite
su disegni sconfinati
un paesaggio impoverito
la buccia di una mela
il vento moderato
fra le nuvole aggrovigliato
il freddo
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Di fronte
al sole a balzelli
i minuti
sorridono con sforzo
inizio lento
del giorno in attesa
di un vento che spinge
fuori dal recinto dorato
figure statiche
dai volti
di strane mimiche
poi cresciuto
repentino
la corsa di un bambino
nel
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M’accoglie di stupore
minuscolo gesto
come fosse di persona
il muovere d’occhi
quel cambiare accarezzando
giungendo a quel cuore
non avrà mai parola
a volte capita
come il tutto può capitare
segni profondi
non spinti a dividere
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Musa affascinante
nel disarmante vivere
rivolta contro la corrente
il volto distorto
dalla pace interiore
priva di freno nell’amore
libertino
scremato dal resto
limpide idee
nessuna scusante mai un pretesto
leggera nel tuo mondo
tuo, di tutta
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Le sorti analoghe
delle continue
onde del mare
intensamente vivo
accalappiano
le viste
di menomati di cuore
propiziate dalle sponde
al veder quel finire
dentro loro simili
quel continuare
insistere
suonare
il rivoltare
a susseguire
il
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Pareti non sono
a stendere
cortine arrugginite
a rendere pigre
le lame dei giorni
dalla forgia imperlate
rade di sapienza
Oltre
la volta dei sogni
sgorgano biondi raggi
d’ignara ingordigia
quell’ammiccare d’occhi
non solleva
l’assidua
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I rumori del mattino
all’attesa
delle colombe della pace
depositano negli sguardi
quel senso
mescolato
da tradurre
del sole troppo forte
le fioriture ottimiste
distese azzurre
le immense viste
la luna bianca
quel senso
dove nulla manca
Si
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Accondiscendenti
quei gesti
vivi
davanti al sostegno
di un cuore maturato
da scelte e rinunce
fragole nell’estate
alla gola solleticose
mai raccolte
tenute in serbo per le ore faticose
sempre in cerca di un rifugio
trovate per caso a
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252 poesie trovate. In questa pagina dal n° 61 al n° 90.
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