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«Questa è stata la prima di una mezza dozzina circa di poesie che ho pubblicato su Napoli. Esse sono abbastanza critiche nei confronti dei difetti della città, e penso di essermi per questo attirato qualche antipatia da parte dei lettori sostenitori della "napoletanità" a tutti i costi (ammesso che li abbia avuti) . In realtà, ho sempre pensato che una palla al piede per la città sia stata proprio questo smisurato amore che molti dei suoi abitanti hanno, nel corso dei secoli, nutrito per lei, chiudendo gli occhi davanti a tante cose che dovevano essere cambiate. Sono del parere che, per migliorarsi, si debba essere sempre critici, innanzitutto con se stessi, poi con la propria famiglia, con i propri amici e con il proprio paese. Non a caso la civiltà in Italia forse più raffinata, quella toscana, si è sviluppata anche grazie a continue critiche verso la propria città e, ancor di più, verso quelle vicine (cfr., ad esempio, "Maledetti Toscani", di Curzio Malaparte) : esse servono per migliorarsi a vicenda. A Napoli, le voci in tal senso sono state troppo poche e isolate, come quelle del crudo e realistico Raffaele Viviani, di Eduardo De Filippo (che arrivò a dire "Fuitevenne 'a Napule") o del romanziere contemporaneo Giuseppe Montesano: mi si permetta di aggiungermi, alquanto indegnamente, a codesta compagnia!» |
Inserita il 16/10/2011 |
Quegli alberi che a Napoli fioriscono
hanno spesso veleno sopra i rami;
sono pieni di foglie che ingialliscono:
difficile che arrivino a domani.
Tutti i buoni pensieri imputridiscono
in uno stagno colmo d’acque morte:
i secoli passati infastidiscono,
e rendono le idee assai più corte.
Le lave del vulcano poi impediscono
ai progetti di mettere radice,
e a volte tutte insieme confluiscono,
per ardere ogni cosa che si dice. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Le parole della poesia si riferiscono, naturalmente, soltanto ad una certa (purtroppo quantitativamente non irrilevante) Napoli.» |
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