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A narrar mi appresto d'un recente
sogno, in cui la Metrica m'apparve
triste e sconsolata, per l'abbandon
dei moderni poeti che suoi amici
e riconoscenti esser dovrebbero.
Per una stanza illuminata andavo,
ma la luce del Sole non potea
filtrare, che se ben rimembro, niuna
vitrea finestra lì era locata.
Lungo le pareti tutte aurei
poeti si potevan incontrare:
veniano pria li ellenici
(di Saffo e di Alceo io ricordo;
giungean poscia i nostri latini:
uno d'essi versi d'amore tristi
su di un Liber stendea, venia
quinci un che accompagnato era
da due fanciulle, quali Calliope
e Melpomene io le riconobbi.
Andando, vidi un che molto tristo
i propri lumi dal fatale tempo
non distolgea. Poi vidi un di rosso
vestito che seco un pavone avea,
un altro che tormentato amava,
un che spesso sorridea felice.
Poi molti altri: un abate precettor,
un che Sepolcri acclamava forte,
uno triste, triste molto, che seco
recava un fiore, una ginestra
io penso. Dopo questi nessun altro.
Ognun di quelli di luce propria
splendea e capii che di codesti
la stanza ove mi trovavo brillava.
Poi il buio e una donna piangente
che in un angolo sé nascondea.
E io che non avea aperto bocca
fin lì, a gran voce dissi curioso:
"Chi se'tu che fuggendo vai simil
ad un ladro?" "Te, poeta moderno,
vidi e per questo fuggii. Io son
la Metrica, dei poeti compagna."
"Codesto tuo servo ti cerca invan,
sol di te ha bisogno, o Eccelsa!
Ché nel buio angolo Tu dimori?"
"Quivi sì triste e sconsolata giaccio
Ché obliata i moderni mi han, scordata!"
"Qual è stata dunque la tua colpa?
Aver i classici resi sì grandi?
Esser stata protagonista d'opere
sublimi e perfette, qual Tu crei?
Seco aver recato l'umanità
tutta per secoli innumerevoli?"
"Affine a pensieri contener
non mi reputano, quasi un limite
fossi." "Qual orribile affermazione odo!
Il Cielo prego ché Ugo o Giacomo
mai simili parole udir possano.
Ché forse non sono stati essi
capaci a lor pensieri esprimere?
Eppur in quel tempo Tu, o Metrica,
lì eri con loro!" "Indubbiamente!"
"Se una cosa imparato ho dal mondo
è questa: schiacciati i migliori son
ingiustamente, come te, o Metrica!"
"Non disperar mio giovane amico!
Sempre ne la memoria de'grandi
poeti avrò nuova linfa vitale,
ché nessun de'moderni sovra Giacomo
e gentili amici suoi a star verrà,
come tu pria vedesti. Notato
certamente hai quel profondo buio:
la discesa della poesia
significa. Ma io, io, ricordati,
sempre nel tuo animo resisterò,
se, come ora, mi sarai fedele."
"Chi il virtuoso sentier della Musa
percorre, disgiunto da te non può
star." "Sii tu la mia nuova speme."
"Impresa ostile mi chiedi, o Metrica!
Ma teco forse all'altezza sarò."
"Forte il tuo spirto, la mano possente,
ti son le stelle amiche, favorevoli
i grandi del passato che sperano
ne la tua così onesta fatica."
"Se meco sono loro, non mi tange
la paura!" "Questo è il giusto spirto!"
Quivi, una densa nube sì bianca,
venne a star tra di noi e n'apparve
un vecchio e sembrava egli cieco,
ma ciononostante di gran virtù.
Sotto le braccia due monumentali
libri tenea: un del rosso di guerra
fiammeggiava rovente, un vivea
del marin blu e della grande avventura.
In egli vidi ardere il vivo fuoco
della poesia e sì conobbi
l'antico greco patriarca Omero.
"La Metrica non lasciar, figliolo mio.
Ella a grandi cose nella propria
vita conduce: segui il mio esempio."
"O sommo Omero, possa tu dall'alto
de'Cieli proteggere la virtù
rara che posseggo, se ella lo è!"
"Io son teco e tu hai gran virtù.
Sii tu a dar alla poesia
classica nuova vita, sii tu
il mio successor!" "Certo lo sarò!"
E detto questo, il saggio sparì,
svanì il sogno, e io mi destai.
Rai dalla finestra, era già mattin. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«nessuno di questi versi vuole essere di rimprovero a chi non fa uso della metrica
giorgio vasari diceva un secolo e mezzo dopo la morte di michelangelo buonarroti che da quel momento in avanti la pittura, la scultura e l'archittettura sarebbe state certamente inferiori
io personalmente affermo che dopo giacomo leopardi la poesia non è più da considerarsi alla pari
ma rispetto ugualmente le scelte dei poeti contemporanei che non ne fanno uso...
foscolo, parini e leopardi riuscirono ugualmente anche con l'uso della metrica ha imprimere i loro pensieri nei loro versi» |
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Festa delle Donne 2009 Autori Vari
Poesie per la Festa delle Donne.
Il lato femminile della poesia
Pagine: 50 - Anno: 2009
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