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Brilla come un sole alto
stanotte la tonda luna
senza vento e alla luce
gli alberi e le strade
come ghiri in letargo
sagome dormono silenti.
Inquieto, insonne, oscurato
mi attardo sullo schermo
che dalla finestra intravedo
sul confine aperto
dal gran chiarore espanso.
Piena e vuota, la mente
ruota e si lamenta
al gravame di egre
scie di lesivi pensieri:
so che potrei essere
e non sono, vivo
e come esser morto
sono, inane mi figuro
se il ricordo impresso
di un tronco divelto
su un greto solitario
di gitto mi attraversa.
L'amor passare sentii
in un'epoca perduta,
dopo sguardi festosi
frettoloso mi lasciò
e mai più vidi; spollinò
la vita tra giorni vuoti;
aridito sterpo, solo,
ancora amai e piansi
e piango tra vane parole.
Dacché tutti i sogni
seppellii nell'averno
e con passi stanchi vado
per lo scosceso dirupo
di rocce senza appigli
a che vale agghindarsi
di aggrinzite speranze?
L'ultima fronda arsa
al finir della stagione
delle fitte nebbie
-imbrunita che fa
avvinta al ramo? -
già domandai nell'età
dei fumi senza ceneri
presago di tempi futuri.
Se l'esausto naufrago
attaccato ad un asse
all'infuriare dei marosi
stringe ancor la voglia
di ritornare al pulsare
di una vita sulla proda
per me sfinito nulla vi è
a cui oltre aggrapparmi:
prensile più non è il cuore
né l'anima né l'illusione
e cedo alla mia condanna.
Ecco.. passata è la notte
rispunta l'alba e ancora
si rischiara il mondo, a cuori
ripropone insidie ripetute!
Esclusa è oramai
dai suoi medicamenti
l'essere mio inutile
che beneficiare
più non può di cure;
non ci si illumina
due volte della stessa luce
solo l'indifferenza chiara
di chi amai e persi
scroscia ombre
sul mio domani
e lo avvolge soffocato
tra le maglie del suo buio.
Se cedono indivisi anima
e corpo a colpi infertimi
non desiderio o brama
di salvezza li avvicini
ma si precipiti l'ora
che infossa l'estremo ingorgo
di ogni sbattimento umano. | |
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