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C’emo le case appese sopra ‘n scojo,
c’emo l’arredi i molto più migliori,
er giardiniere che ce pianta i fiori,
le macchine de lusso, quelle mejo.
Le terazze affacciate sopra i mari
er parco dietro e dietro la cappella,
le taverne, i bijardi e mi’ sorella
che parla ar telefono da ieri.
Ch’emo da fa’, famo ‘na vita bella,
stamo ‘n carne, nun c’avemo pene,
le ggiornate scoreno serene,
‘n po’ a caccia, ‘n po’ a tennis oppure in sella.
Più de tutti me piaceno le cene
che ‘n genere facemo co’ l’amichi
su’ le terazze, nei palazzi antichi,
le tavolate ricorme, piene piene!
Doppo ‘na vita che fatichi,
c’hai sistemato famja e li parenti,
doppo c’hai pensato a tutti quanti,
è giusto che te godi pane e fichi.
Quanno ‘n paradiso c’hai li santi
e nun hai preoccupazione d’er domani,
quello ch’è ‘n più, vestiti, cibbi sani,
nun lo buttamo, ‘o damo all’emigranti.
(traduzione)
Dopo una vita che fatichi
Abbiamo le case appese sopra ad uno scoglio,
abbiamo gli arredi, i molto più migliori,
il giardiniere che ci pianta i fiori,
le macchine di lusso, quelle meglio.
Le terrazze affacciate sopra ai mari
il parco dietro e dietro la cappella,
le taverne, i bigliardi e mia sorella
che parla al telefono da ieri.
Che dobbiamo fare, facciamo una vita bella,
stiamo in carne, non abbiamo pene,
le giornate scorrono serene,
un po’ a caccia, un po’ a tennis oppure in sella.
Più di tutti mi piacciono le cene
che in genere facciamo con gli amici
sulle terrazze, nei palazzi antichi,
le tavolate ricolme, piene piene!
Dopo una vita che fatichi,
che hai sistemato la famiglia ed i parenti,
dopo che hai pensato a tutti quanti,
è giusto che ti godi pane e fichi.
Quando in paradiso hai i santi
e non hai preoccupazione del domani,
quello ch’è in più, vestiti, cibi sani,
non lo buttiamo, lo diamo agli emigranti. |
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