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Nel quartiere in cui io abitavo
c’era un povero cane randagio,
s’aggirava in cerca del cibo,
sempre triste, non era malvagio.
Si fermava davanti ai cancelli
a guardar gli altri cani mangiare,
con la testa chinata e con gli occhi
sempre chiusi per non lacrimare.
Una sera è venuto davanti
al portone di casa e s’è messo
accucciato, io stavo in finestra,
mi guardava intristito, perplesso.
Nel vederlo faceva una pena ...,
sono sceso portandogli un piatto
di crocchette per cani e dell’acqua,
mi fissava così soddisfatto ...
Alla fine del pasto s’è alzato
in piedi leccandomi il viso,
come gesto di ringraziamento
e muoveva la coda deciso.
L’ho portato all’interno, in giardino,
dove avevo una bella cagnetta,
la guardava, provava vergogna,
perché lei era molto civetta.
La cagnetta abbaiava con gioia,
gli girava dintorno più volte,
lui restava a guardarla stupito,
lei saltava con le giravolte ...
Diventarono teneri amici
e giocavano sempre in giardino,
e mangiavano insieme contenti.
Ora il cane le andava vicino ...
forse troppo vicino a tal punto
che per ovvie e scontate ragioni ...
la cagnetta restò ... in dolce attesa,
non giocavano più, stavan buoni.
Ed il cane mostrava il suo affetto,
non lasciandola sola un minuto,
si sentiva colpevole, afflitto
e cercava di darle il suo aiuto.
Ma passati sessantatre giorni
la cagnetta si stese sul prato,
partorì tre bei cuccioli maschi
ed il cane restò frastornato
nel vedere quei piccoli nati
e rimase del tutto sorpreso,
abbaiò attirando attenzione
per l’evento del tutto inatteso!
Con mia moglie siam scesi in giardino,
ed abbiamo all’istante accudito
i tre cuccioli con la cagnetta,
mentre il cane restava impietrito.
Si sentiva in colpa, d’altronde
dal momento che lui era entrato
nel giardino per esser protetto,
in tre mesi aveva portato
lo scompiglio, sentiva il rimorso
e piangeva disteso sul prato.
L’ho portato vicino ai tre nati ...
li leccava contento, pacato.
Poi pian piano la bella cagnetta
s’è ripresa ed in modo gentile,
si strusciava sul cane che invece
si mostrava non proprio virile ...
Col passare del tempo quel cane,
quel randagio dal cuor vagabondo,
dimostrava pazienza e premura ...,
era il cane più buono del mondo! | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Molto spesso si giudicano le persone dall’aspetto e quando questo è trasandato si cerca di allontanarle perché ci danno fastidio. Non abbiamo bisogno dell’amicizia di certi cani randagi, mente invece il più delle volte hanno un cuore d’oro ed un’intelligenza non comune, solo che nessuno gli ha voluto mai dare un soldo di credito. Questa lirica vuole dimostrare che spesso il giudizio è errato, ci vuole più considerazione e rispetto per gli altri.» |
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