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Si prende gioco di me il tempo,
nascosto agli albori nascenti di stanche vite
che rimembrano l’esistenza.
Eccomi, a parlarti delle solitudini,
vecchie nostalgie che riaffiorano ai margini degli occhi.
Si ripresentano le ombre fredde nella nebbia affusolate,
si addormentano accanto a me.
Anche la mia ombra si nutre dei sogni nascenti,
mentre il giorno si dissolve dentro il mio sguardo.
Mi richiama il dolce sonno che respingo in attesa di vivermi
lontano dal presente.
Ricerco il sole amato,
quello che mi scaldò nell’abbondanza della luce,
forte e carezzevole al sorgere della giovinezza.
Ricerco la compagnia dei miei cari,
che lasciarono il silenzio ai piedi di alti cipressi
abbattuti dal vento.
Ricerco il sentiero già percorso,
ritagliato dal fiume gorgogliante
che ora implora la pioggia,
nell’abbandono di sterpaglie che ricoprono i suoi margini.
Caddi nel gioco,
saltellando in allegri passetti di bambina;
caddi, sospirando alla bellezza della vita
il grembiule colmo di fiori smaglianti,
labbra di mirtillo e un’anima fresca,
dipinta dall’azzurro del cielo.
.
Oggi che il tempo mi chiede il conto,
gli porgo le mie mani,
vuote di inutili ricchezze,
piene di angusta polvere,
graffiate dalle spine di rose mai nate nel giardino di casa.
Tutto è invecchiato in un giorno,
sa di decrepito,
in un attimo cresciuto dentro a un bozzolo di ricordi,
stretti nel pugno,
per non lasciarli sfuggire.
Tutto sa di smorto,
senza il sapore del mare che mi consola,
a cui affido le sole mie speranze. | 
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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