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L’ottava armata è appostata
sulle sponde del fiume Don
ma la catastrofe è imminente
mentre l’inverno è alle porte
e l’Armata Rossa sferra il suo attacco
Infuria la battaglia
ma pochi di quei prodi
torneranno indietro a raccontarla
a causa di un’orrenda guerra
che avvampò l’Europa intera
Folle fu chi per primo l’intraprese
e più folle chi ne seguì l’impresa
mentre i nostri soldati
dispersi nella steppa sconfinata
affondano stanchi i piedi nella neve
Tra il gelo siderale che non perdona
si compie l’orrenda disfatta
e comincia la drammatica ritirata...
Ognuno cerca di portare a casa
le povere ossa ormai congelate
Mentre il Don assiste muto
a questa grande ecatombe
e continua a defluire lento
scivolando placido nei suoi confini
come quando era Tanai il suo bel nome
E ancor oggi sorride cauto
malgrado l’immenso orrore che fu
ma in cuor suo spera sempre
di non veder mai più
cosparse le sue sponde
Di tanti corpi dilaniati
dell’una e dell’altra parte,
orrende mute spoglie di soldati
ove il rosso vermiglio scorre
del nostro sangue italiano! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Siamo nell’inverno del 1942 - 43. L’ottava Armata italiana ARMIR è appostata lungo il fiume Don, sul fronte orientale. Nella seconda battaglia del Don, dal 11 Dic. 1942 al 31 Gen. 1943 si compie la tremenda disfatta con enormi perdite nelle file dei soldati italiani e comincia la drammatica ritirata. Dei 229. 000 soldati partiti circa 83. 000 non fecero ritorno, e di questi ben 19. 000 morirono per congelamento, gli altri morirono di fame, di stenti, di freddo e del piombo sovietico. Per gli ultimi superstiti il ritorno a casa si completò solo nel 1954... follia di una guerra insensata!» |
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