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Ma non rispondi ancòr, oh Luna, al tuo
Trovatòr?
E cavalca... e cavalca il prode bardo,
avvolto della Notte in nèr mantello.
Qui il suo cuòr freme e l’arpa sua gli avvampa.
Canta... canta la sua voce tremante,
e canterà fin quando non fia l’alba,
il liuto pizzicando e il suo desìr.
Nelle tènebre, infatti, miràr brama
il guardo tuo, che non vergogna, o Luna;
e quiete non avrà se non sia pago.
Hai forse tu timòr d’un vagabondo
Trovatòr?
Canta... canta, e ei si duòl del tuo silenzio,
donde le corde del liuto or riporta
l’opprimente eco a questo cuòr che soffre.
E il cavalièr lamenta il suo Destino,
ei, or solitario su’ inemìca terra,
che più non può il tuo sembiante iscordàr.
E il cavalièr si strazia ripetendo
le cortesi canzòn di giostre e gesta
a te, il cui petto di ciò forse astio ha.
Vuoi forse tu sdegnàr d’un errabondo
Trovatòr?
Ma non è Notte il giusto istante in cui
di te fàr sì profana questua, oh Luna,
e ottenèr di codesta ambito premio?...
Canta... canta l’errante menestrello,
e se le pietre un’Ànima tenèssero,
ei di lòr ne farìa il cuòr lagrimàr.
Ma Amòr è tàl che di sassi non nudre,
se non di te, oh follemente desiata,
cui il vagabondo or grida estremo canto!
E tu lo senti, lo intendi, e sai bèn
che ei t’ha cercata in tanta oscura Notte,
con fedèl ansia e tormentata speme.
Ma non rispondi ancòr, oh Luna, al tuo
Trovatòr?
Luna fatàl! |
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