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Assaporerò io forse i vostri acciari,
e il Sole a mezzogiorno li vorrà
alluminare tinti del mio sangue;
e la vergogna e il disonore apprenderò
nel peregrinàr mio. Questo è il Destino!
Forse voi mi chiamate cavaliere
perché io possa sfidàr le vostre leggi?
Sono forse un Titano baldanzoso?...
Voi non sapete sì fitto mistero
che in fosche grotte mio cuòr ansio attende
tra i Sogni delle Idee e gli incubi eterni;
né mai avete veduta Freya, la Dea.
Non è vero?...
Vorrete bèrmi ogni stilla del sangue
che voi chiamate immondo e menzognero,
che d’insulti coprite... voi, e i pugnali!
E mi trafiggerete così irati
perché ne’ lor torrenti ho abbandonate
le follie e le chimere, Freya e le Ondine,
e l’Ideale rabbioso e dolente
per Amòr di sì mortàl fiorellino.
Dite! mi trafiggerete, oh superbi?
Non è vero?...
Ogni lama sarà contro il mio petto,
mi segnerà una croce sulla pelle,
e tòrmi l’Anima ardirà cotanto
per il lamento di me, un Trovatore,
che, non volendo, vi disfìda, oh bruti,
dove l’incauto ardòr che serbo dentro
furiosamente udito avrete! è il Fato!...
Io piango!... piango perché non capite
l’arpa mia che s’è sciolta tintinnando
come pioggia d’argento per la giòvine
rosa perduta dell’Estate mia,
o il mio silenzio d’eccesso funesto.
Dìtemi! non ho declamato niente?
Non è vero?...
Se mai potessi vòlgere alla rosa
un cenno, un bel saluto, il mièl di un’ode,
dìrle: Fèrmati, oh fiore!... e lì beàrmi
sol d’un suo sguardo, un’altra volta,
vedèrle i pètali in oro gemmati,
e contemplare il casto labbro suo!
o cantàrle una stanza trobadòrica
da’ i cortìl del castello, nella Notte,
sotto il verone suo, al buio, prottetto, incògnito
cantore e cavaliere, e ardito e prode!
Ma vedrò i vostri acciari; e fia il silenzio.
Non è vero?...
Eppùr dirò che questa rosa eterna
più di Freya splende e più del Sogno e d’ìncubo;
e con le spade vostre a me dirette e aguzze
piangerò ancora per la lontananza
che da codesto fiore Iddio m’impone,
onde il mistero resterà con me,
a tradimento trafitto e discolpato.
Ma com’è mesta mia Vita al stèl lontano!
Come nervoso si fa il mio silenzio!...
Mi perdonerete, oh voi, oh cavalieri?
Non è vero? |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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