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Fèrvon le danze, la polka, lo scherzo,
gli Amori. E strìdon le quadriglie, e il verso
dei Bardi; e la faràndola selvaggia
che l’ardore incoraggia.
Volta la cèrula ombra della gonna,
gitana donna!
Non vuoi lègger mie mani, il mio Destino?
Batti le nàcchere, e balla mostrando
le tue caviglie ignude, il canto blando!
e muoja la cura, e risplenda il diletto,
in questa Vita che triste si sta!...
Chi è colei che di scialba Luna veste
col fazzoletto al seno? E gli occhi tìmidi
da maschera coperti?...
Ignota forse? Ascosta conosciuta?...
Una perduta?
Sorridendo ella va, e sorregge il guardo
finto, di seta ordito e fatto azzardo,
con la rossa sua guancia, e il crine chiaro
bevendo un vino amaro...
Accenna un valzer, e ride, e scruta, e chiama
qualcùn che l’ama.
Sapèr vorreste, forse, chi ella sia,
oh miei d’affanno Sogni inquieti e oppressi,
che delle màschere ordìte sospetto
e distacco! Pensate...
Forse la Gioventù? O l’Illusïone?...
La Musa che si fugge da canzone?...
Chi è?... Sapèr vorreste, forse, quale
Fato l’addusse qui, o qual Immortale,
o qual meschino,
al mio Destino!... Sapèr ne vorreste
gli intenti, ardori, i desiri, le feste;
se prìa della Quarèsima ella voglia
un bacio come delicata foglia;
se desiderio ne abbia di conòscere
l’irrequïeta vostra oscura Notte
di prolungate lotte!...
Sapèr vorreste le sensuali spoglie
che dalle braccia ignude l’occhio coglie,
il cuscino del suo seno, il suo fiore
delicato e söave in suo pudore,
sue ciglia belle di lince, o di tigre,
oh mie chimere pigre!...
Sapèr vorreste se sia cortigiana
o nobildama,
se giòvin fiore, troppo per amàrlo,
se del Cièl in cuòr le stia la nube,
se offra l’ebbrezza di carne e di pube,
se per amàrla ne basta Platone,
o anche fuoco e passione;
se Demonio sia o Angiolo dell’Empiro,
ahi, qual martìro!...
Se sia sol donna!...
Ma perché in tanta festa odo suonàr
la campana? A che tremo? Perché soffro?
Perché ora questa dama m’è acre nàüsea?
A che le màschere ora mi son in noja?
È il patìbolo? È il boja!...
Così sento in me un Dio tiranno e bruto
che non mi vuòl concèdere d’amàr.
E tutto allòr svanisce... tutto scorre.
Fu solo un Sogno di peccato e gioja! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Propongo questi versi un po’ da Poeta maledetto (soft).
È una fantasia su alcuni temi poetici di "Un Ballo in Maschera" di G. Verdi, con toni romantici e scapigliati, qua e là leggermente dannunziani. Nascostamente sta un non so che di psicoanalitico e di introspettivo» |
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