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«Non per vantarmi, ma solamente per mostrare quanto è grande il potere che ha un libro letto appassionatamente, vorrei raccontare un aneddoto. I primi giorni di agosto del 1988 avevo comprato quasi per caso, in un ipermercato, "Psicoanalisti e pazienti a teatro, a teatro! ", di Cesare Musatti, e l’avevo letto con molto interesse in un paio di giorni, prima di partire per una breve vacanza. Una settimana dopo mi trovavo su un treno, nell’Italia settentrionale; nel medesimo mio scompartimento c’era una ragazza sui venticinque anni di età, una di quelle classiche compagne di viaggio di poche ore che, come cantava Brassens, senza neppure sfiorarle lasciano poi per sempre un bel ricordo (certo più intenso di quello lasciato da tante colleghe o vicine di casa) . Ci mettemmo a parlare e, quando lei mi disse di essere una laureanda in Psicologia all’Università di Milano, mi misi a lodare quel libro di Musatti, arricchendo la mia conversazione con considerazioni personali; lei, che aveva conosciuto personalmente il molto anziano famoso psicoanalista, condivise tutti i miei ragionamenti, e quasi non voleva arrendersi al fatto che io fossi un semplice ed anonimo insegnante di francese di scuola media: ecco il potere di una (buona ed efficace) lettura (quando il caso ci fa incontrare una persona a noi affine)!» |
Inserita il 16/03/2018 |
Adolescente, spesso quel Musatti
alla tivù vedevo, e m’incantavo
a seguire i discorsi che faceva
e che m’appassionavano ben più
di spettacoli, musiche e talvolta
pure delle partite di pallone.
Introspettivo fin dalla mia infanzia,
scoprivo in quell’anziano l’ideale
giovane nonno che piaciuto tanto
avere mi sarebbe, il solutore
vivace dei problemi della psiche.
Di Freud erede qui, sul suolo italico,
Musatti, veneziano, ben riusciva
ad addolcire l’ostico sapere
col materno pendant napoletano:
dentro di sé portava entrambi i mari
che bagnano l’Italia, quasi come
di sapere portare io m’illudo.
E ricordo quell’aria familiare,
la bonomia con cui narrava aneddoti,
non apparendo mai troppo serioso,
evidenziando a volte pure i limiti
di quella scienza rivoluzionaria.
Se adesso sono in grado di guardare
molto alla buona ciò che nel cervello
dell’uomo qualche volta si nasconde,
devo a Cesare il primo insegnamento,
che proveniva dal televisore
della mia casa, cinquant’anni fa. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Cesare Musatti (1897 - 1989) era veneziano, ma di madre campana. Fu praticamente il primo, in Italia, a studiare e a tradurre le opere di Sigmund Freud e, da anziano, soprattutto negli anni Settanta, si dedicò più volte alla divulgazione televisiva della psicoanalisi.» |
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