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Sono tornato a rivedere i luoghi
ove fanciullo mossi i primi passi
e trascorsi la prima giovinezza
in mezzo alle colline mugellane.
Ho passeggiato nella vecchia via
del paese e ho cercato la mia casa
con il suo orto ove facevo sogni
racchiuso in quel minuscolo universo.
Appena appena l’ho riconosciuta
ma cambiata, non era più la mia
magione amata e piena d’un sognare
che sempre ho ricordato nella vita.
Allora si poteva camminare
anche in mezzo alla strada, mentre ora
passano le automobili in gran fretta
e il marciapiede poco rassicura.
Le colline all’intorno son le stesse
ma non hanno il sapore di quel tempo
quando nell’orto mi sedevo all’ombra
d’estate del diospero frondoso
e immaginavo un mondo d’avventura
leggendo di pirati e di abbordaggi
nei libri di quel Salgari famoso
per le sue fantasie piene d’incanto.
Ho lasciato il paese in delusione
sperandovi trovare il sogno antico,
fredda la casa, piccolo quell’orto
che ho scrutato fra i ferri d’un cancello.
La macchina saliva Pratolino
e un’amarezza tanta nel mio cuore
m’aveva provocato la visione
d’un paese che in mente ancor tenevo
con gli incanti fatati di quel tempo
quando coi familiari convivevo
senza rendermi conto che la vita
ha un termine, son tutti al cimitero.
Scollinata che ebbi poi la vetta
m’apparvero le luci di Firenze
e ritornai nella realtà attuale.
L’antico sogno era di già scomparso. |
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