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«Il timore di non poche persone, pur capaci, di cimentarsi in attività artistiche non è certo infondato, perché la (vera) arte è un non sempre facile compromesso fra tendenze dionisiache e tendenze apollinee. Umberto Galimberti, in "Gli equivoci dell’anima", ed. Feltrinelli, 2017, ci ricorda (a pag. 219) che Friedrich Nietzsche, in "La nascita della tragedia", scriveva che "del sostrato dionisiaco del mondo, può passare nella coscienza dell’individuo solo esattamente quello che può essere poi di nuovo superato dalla forza di trasfigurazione apollinea, sicché questi due istinti artistici sono costretti a sviluppare le loro forze in stretta proporzione reciproca, secondo le leggi dell’’eterna giustizia’ . Dove le forze dionisiache si levano così impetuosamente come noi possiamo sperimentare, là deve essere già disceso sino a noi, avvolto in una nube, Apollo", per poi aggiungere di suo: "Nella composizione delle due divinità il simbolo perviene alla sua essenza, che è appunto quella di ‘mettere assieme’ (’sym- bàllein’) i distanti per evitare da un lato l’unilateralità della ragione, dall’altro l’incontrollato scatenarsi della follia. "» |
Inserita il 21/06/2018 |
Tra chi non scrive, c’è chi ha rinunciato
(pur tantissime e chiare avendo doti)
a comporre poesie, preoccupato
per l’eventuale insorgere di moti
che il dottor Freud ha ben qualificato
come senz’altro inconsci, per quei vuoti
del proprio interno mondo mal plasmato,
ch’Es va riempiendo, generando noti
disturbi della psiche. Ma timore
esagerato certamente è quello
di colui che rinuncia, ché l’ardore
dell’agitata mente, sul più bello,
raffreddato può esser dal rigore
che la poesia richiede al suo cervello. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Ho il sospetto che alcune persone intelligenti, alle quali non mancherebbero le capacità di scrivere buone poesie, ma che nella vita si sono attribuite maschere estremamente razionali (ingegneri, medici, filosofi...), non le scrivano per il timore di avvicinarsi pericolosamente al mondo del mistero, dell’inconscio, dell’irrazionale, di entrare nell’anticamera dell’insanità mentale. (Costoro condividono forse l’aforisma di Karl Kraus: "In un poeta si possono osservare certi sintomi che renderebbero un commendatore maturo per essere internato" ...)» |
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