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Vidi la Signoria di re Corrado
e capitan del popolo fiorente;
scorrea, dagli Adimari, tanta gente
sì che io mi dissi: "A mani giunte io vado".
Tonaca e cuffia io sempre a pormi bado
e varcai il ponte, sul fluir ridente;
del Buondelmonti mi rivenne in mente,
un miserere offrii agli avi, e al contado.
Ed ecco, dianzi a corte de’ Priori,
sotto agli Uffizi degli araldi svevi,
passò la Signoria, che il Sommo intende;
madonna Lo seguìa, ‘versando onori
a Lui fedele: al vero Re che ho, e avevi,
la soavità di ciò or, nel cor, mi prende...
...umili e bassi i guardi, i passi lievi... |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«In Piazza della Signoria, dopo essere passato da Santa Croce allungando sul Ponte Vecchio, scorsi, come da un miracolo mistico, il legato imperiale di sua maestà Corrado quarto di Svevia, rappresentante, in terra, del Re dei Cieli, L’Altissimo. Lo seguiva la di lui fedele, in abiti di clausura del raccoglimento nel Reame delle beatitudini. M’inchinai pure io, allora, sì come ella onorava Signoria, venerandola. Ciascun poeta rimatore ossequiò, chino.» |
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