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Gregge devoto, arcaici quei prospetti;
scorci di pace, che Virgilio canta;
io in mezzo a loro, un dì, nel Cielo stetti;
il manto orna fedeltà di santa
dei mansueti, al Ciel spirituale;
fulge una turba, inneggia, in chiosa tanta.
Incenso, in lode al Sir clemente sale,
ed ogni essenza fede in Lui comanda;
lo sguardo al sé a saper Dio ivi vale;
estesa all'infinito tale landa,
eppure, il Centro di essa è accanto ognuno;
la gloria sorge, ascende, io so, si espanda...
...dal Sir proviene, ed orna l'aere bruno,
le pecore, Egli ama, ai Campi Elisi;
ahimé, quanto rimasi, a ciò, digiuno...
tante dimore, immensi Paradisi. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Questo componimento mio di oggi accenna al Paradiso, dove, le pecorelle care a Gesù, pascolano serafiche e pie. Angeli, santi, sante umili, silenziose, miracolose. Il gregge è sovrumano, le preci catartiche. Mi inchino, e, rialzando lo sguardo, nella Luce beata e diafana, ricca di speranza e di soavità, riconosco i poeti antichi.» |
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