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Pecore bianche e quete, ai Campi Elisi;
madonne miti e soavi nell'andare,
stuoli di santi, in troni aurei assisi;
comuni e lustri pietre quaggiù rare
però son vive, chiare in conoscenza;
letizia permea, in infinito mare;
il santo il Sir degli angeli ivi pensa:
"Gloria in Excelsis"- canta ciascun stuolo:
ambrosia, in aria, al visibilio è densa.
Aliammo, in gloria, al trascendente Suolo,
sentimmo dell'essenza del Divino;
il Re Unico è il Sommo, l'Alto, il Solo...
...di Lui si ode al cielo quinto insino,
dal Reame eccelso, sovra l'"arco antico"
dell'universo, nel fatal Destino...
...echeggia il gaudio, e so quel che io dico... |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Nella riga tredicesima, al cielo quinto delle orbite angeliche all'interno della volta celeste (in verso quattordicesimo) giunge la lode eccelsa da oltre la cupola del firmamento, la quale trapassa e permea, quindi, il cielo settimo e gaudioso dell'arcangelo Gabriele ed il cielo sesto, abitato dai savi e patriarchi trasumanati a luminari, osannanti l'Altissimo circum- ambulanti, quale circolo rosario vivo, il Lodato, Perno dei moti delle sfere.» |
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