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Viene la tenebra,
s'espande mentre
la Notte langue,
su veste serica,
sotto il suo ventre
rosa di sangue.
Vergogna fulgida,
senso e piacere,
lo sposo scorge
l'ermo del talamo,
quasi dolère
sente... s'accorge.
Contempla i lugubri
strali del Sole,
in loro è assorto.
Pàssan gli spasimi
del piacèr. Duole
ché Cristo è morto.
È morto pallido
presto inchiodato
al letto osceno
di sabbia flebile
su' un profumato
muliebre seno.
È morto. Gridano
gli ermi profondi,
spezza il candore
d'un fiore vergine.
Fûr gli iracondi
Fati d'Amore.
È morto. I valichi
della vergogna
gli fan da avello,
il senso domina,
saltella e sogna
orrido e bello.
Nascerà il vivere,
anche la Morte.
Feto e Destino!
Vogliono gli Angioli,
serto alla Sorte,
forse un bambino.
"Sposo" ne scalpita
la donna nuova
"Che abbiamo fatto?!".
Traballa il talamo.
Ahi dura prova!
Ciel mentecatto!
Adamo è pallido,
Eva fia rossa,
nasce la tomba,
patìr, e spasimi
dalle sue óssa.
Ciel! Che soccomba!
Ma dopo un attimo
sposa e marito
sen vanno insieme.
In croce furono,
fu bacio ardito,
fuoco alle vene.
Guardando dissero:
"Tutt'è caduto?".
Così è banale
questo lor vivere,
sempre perduto
nel Temporale?
Un'ombra tiepida
tosto si avanza,
fa ricordare
i giorni e i palpiti
di prima danza,
primo sognare.
Fa lor risplendere
il Sol, candore,
il cuor allegro
ne' i baci liberi
fatti d'Amore
nel cielo negro.
Viene la tenebra.
Resta con loro,
va oltre la sera,
fallito è il palpito,
l'ermo è sì moro.
Dìcon preghiera.
D'un tratto s'agita
un bacio. Scocca.
Il Ciel l'ha scorto.
È molto pudico,
di bocca in bocca,
Cristo è risorto.
I mesi passano,
nove ne sono.
Non conta più.
In fasce è un pargolo,
oh dolce tuono!
Nome è Gesù. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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