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Gridava il vento nella Notte. Udii
i suoi singhiozzi d'in su' la campagna.
Erano come quelli del mio cuore,
come la cieca mia ansia e il mio sospiro;
cadevano le foglie in un martirio
di mie lagrime e mio guardàr d'altrove
per l'orizzonte. E truce era la Luna,
sanguigna più d'una repressa cura,
sì che il mio volto vi parèa patito.
E qui gridava il vento nella Notte.
Gridava il vento nella Notte. Udii
il tintinnio suo per i mìser rami,
e il suo richiamo a' i rapaci lontani.
"Andate!" ei disse "sbranategli il cuore!".
E un morso di tristezza allor sentii.
E qui gridava il vento nella Notte.
Gridava il vento nella Notte. Udii
volàr le viole strappate alle ripe,
mietuti i sassi come le mie speni,
e i tenui tronchi con possa raccolti
come que' Sogni che mi prèndon: volti
di spettri e desideri, e Vanità.
Udii agitarsi le onde dell'Arbogna,
e dell'Agogna ululare le chiuse,
e l'eco riportàr di cornamuse
spettrali i suoni. E a dormìr non riuscii.
E qui gridava il vento nella Notte.
Gridava il vento nella Notte. Udii
strillare le campane delle chiese...
udii un alito invitto ivi ghermirmi
le folte chiome, e l'insonne nottata.
M'era, dunque, il suo soffio
l'unico abbraccio a proteggermi in sonno
da questo ritornato oscuro inverno,
dove all'alba anche il Sole mi si è fatto
più pallido e coperto dalla Notte.
E qui gridava il vento. Ed era giorno. |
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