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Un dì io ebbi stato in Londra, davvero, o yes!
Lì io fui fumando qualche po' di mio oppio,
e ebbi andato dalla regina, oh mistress,
con il mio occhio che ebbe veduto doppio.
Mi fui inchinando, e io parlai della Ciàïna,
in qual ci è essendo ancor falce e martello.
Sentii una nave che le vele ammaina,
ed ebbe stato perduto il mio fardello.
Poi io ebbi tornato in America, e fumato
io ebbi stato un minchione ché una Dea,
scarsa Ragion, mi fece mirar Fato
di chiudere i confini e ogni moschea.
Io sono edificando adesso un muro,
poiché non voglio i Desperados dentro.
Io non faccio piacere loro. Oscuro
Belzy in mio cuore spira un malo vento.
Che vanno loro a coltivar la rapa!
Non far entrare i peones! Sam, lo zio,
con me ebbe litigato con il papa,
se ne frega perfino del suo Dio.
Frank! Frank! Hai rotto! Se vuoi un ponte allora
bùttati giù... su! Forza! falla finita!
Io ebbi stato in Arabia, va' in malora,
clericante ladro, via le tue dita.
Ma se quel negro pian, pian mi disturba
io ben vorrò piacer darlo al cotone.
Lo vedo già: che solo si masturba
nel buio, nel freddo di una mia prigione.
E tu sta' zitta rammollita faccia,
tu... che ebbi stata la ben più cornuta.
Due enormi rami ti crèscon, donnaccia,
mentre la segretaria è conceduta.
Chissà poi come va in mia vecchia Europa!
Io dico, amo e odio quel forte Vladimiro
che in un giorno le crimëàne scopa
senza fatica e senza poi un sospiro.
Io sono essendo per la gente. Spezia
del mio potèr è retorica laica.
Mi ho inventato un attentato in Svezia,
io ho, infatti, tornato dalla Jamaica.
Con affetto, sperando un prolungato
intenso, lungo abbraccio in su' il tuo collo,
io scrivo questo verso diffamato
e finisco col dir: Donaldo è un pollo. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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