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Un colpo... un tuono... due, tre... nella sera,
urlo di scoppio, né mai v'è Tempesta,
né pùr può ésserci, ella, nell'inverno,
grido di schianto, o di fucile e scherno,
che nel gèlido vento si propaga
cavalcando il destrièr di sì muta eco.
E così ora mi chiedo.
Che cos'è, dunque, questo suono opàco
nel profondo del vespro, il quàl mi invìta
a udìr la voce del Nulla che ho intorno?...
Altri due o tre io li sentii nel meriggio.
Forse qualcuno prova le urla fatte
di fuoco per la fine di quest'anno,
quando in festa profana, e pena e affanno
saluterà brevemente nel bacio
di un mascherato sorriso di gioia.
Forse è ancora la caccia.
Quante vìttime ha fatto in tanti spari?
Quanti mastini han seguito le belve?
Come di sangue odora il muschio oscuro
della foresta?... Non lo so, ché un muro
di dense nebbie là mi seppellisce
il riflesso del buio a' specchio dei miei occhi.
Ma ora finìscono i colpi ascoltati,
e pàr che sia quïète.
E se avessi sentita la vergogna
di una guerra lontana?... Scoppi, incendi,
massacri che gràffïano la mia Ànima.
Mostri! Essi si avvicìnano ondeggiando
nel vento, per i boschi. Ed è nefando,
forse, il Destino che dall'altrui Fato -
come álito da àlito in un bacio -
respiro da altre labbra, e altre narìci,
quelle crudeli nelle cui cervìci
è morto il regno dei Sogni. E mi resta
sperare in Dio.
Ma può il mio cuore chiamare il suo Cielo?...
Prima che questi tuòn sìan crudeltà,
pietà! Pietà!...
Un colpo... un tuono... due, tre... nella sera.
È festa? È caccia? È guerra? Un uomo spera,
e sperando m'è pur dolce il Tramonto. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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