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Iu, ti quann'hagghiu natu, no' hagghiu 'vutu
mancu 'nu culplimentu ti l'amici,
cá, ci èti veru cuddu ca si tici,
no' mi merutu mancu 'nu salutu.
Suciev'li no' sont'iu, cá so' patutu,
ma no penzu ca tegnu li nimici;
vogghiu cu ssimu tutti cchiù filici,
cá ognunu è ffattu cuddu ca è pututu.
Pi mme, no' sservi fari lu sbafanti
pi aviri lu succiessu 'nta la vita,
cá conta sulu cuddu ca unu è ffattu.
Nisciunu mi canosci, ma iu vo 'nnanti
cu pozzu armenu venci la partita.
Shta ci mi tici: "Pi', ma tu si' mattu!
Percé no' ssinti 'sattu?
T'ha' ffa' canosci ci vuè ssi' quarcunu,
percé intra a tei 'no 'uarda mai nisciunu".
Traduzione
Devi farti conoscer
Io, da quando son nato, non ho avuto
neanche un complimento dagli amici,
ché, se è vero quello che si dice,
non merito neanche un saluto.
Socievole non son io, ché son un patito,
ma non penso che ho i nemici;
voglio che siamo tutti più felici,
ché ognuno ha fatto quello che ha potuto.
Secondo me, non serve fare lo spavaldo
per avere successo nella vita,
ché conta solo quello che uno ha fatto.
Nessuno mi conosce, ma io vado avanti
per poter almeno vincer la partita.
C'è chi mi dice: "Pino, ma tu si matto!
Perché non sei preciso?
Devi farti conoscer se vuoi esser qualcuno,
ché dentro di te non guarda mai nessuno". |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Sonetto caudato in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione. Schema: ABBA/ABBA, CDE/CDE, eFF.» |
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