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| Tutto moriva mentre strisciava il tempo
che mi diede le parole- già-nel ventre di mia madre.
E scrivevo non riconoscendo mai i luoghi nelle lunghe giornate,
e piangevo ogni sera alla ricerca di un mio antico sorriso.
Avrei voluto che la luna avesse partorito
quella folla di emozioni cresciute ora per ora
dentro il pugno di una bambina.
Tanti mattini a chiedermi cosa cercassi.
A capire la mia pazzia dentro i miei piedi nudi
ad esplorare ogni voce che passasse accanto.
Nessuno mi ricordava quelle dimore dentro l'anima.
Raggi di sole che trapassavano- per un momento- l'uscio dei pensieri,
ma sparivano dentro umidi silenzi
senza avere la forma di quelle andature
precise nella mente.
Eppure ci fu un momento in cui credetti
di aprire le porte ai presagi nascosti.
E sentii il mio viaggio rivoltato nel suo cuore,
e corsi tanto per farmi prendere- ancora- per mano.
Per sentire quella felicità di sentirmi- ancora- io,
per concedermi lo spazio di dirigere in un'altra direzione
-per una volta- io quella terra senza frutti.
Per trattenere tutte le forze
nel sconfinare la vita con le preghiere allacciate nei polsi,
per sentire tutte quelle voci popolate in fondo ai miei occhi.
Mi spinsi così tanto in avanti da accorgermi- ad un tratto-
che le mani sanguinavano
e che gli alberi avevano dipinto i prati intorno con i volti della morte.
Sentivo un dolore così forte da restare impassibile
a tutti quei significati che non c'erano più.
Non c'era più un senso a nulla nel capire
che nessuno c'era mai stato in quel mio Eden.
Io, chi avevo amato così tanto da riempirmi tutte le stagioni di lacrime
ogni volta che la memoria ricordava?
Ero stata solo una folle nel sentire cose che non esistono.
Ero stata solo una sonnambula con gli sguardi
abituati nei passi.
E mentre mi strappavo tutti gli abiti
qualcuno mi condannò alla morte e non volli più ricordare
quella grande vita che conoscevo così bene.
“Io non ero una poesia,
ero solo il battito disperato del mio cuore.
E l'hanno ucciso.” |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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