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Ci hamà parlà' ti raggia no' cunveni,
percé pó ffari mali cchiù a nu' shtessi,
ma puru all'atri quannu ci la teni
si vèndaca e pó perdi' li riflessi.
È micitiali ci no' ssi cunteni,
cá faci fari azzioni non ammessi
e ci nci corpa havà scuntà' li peni
comu 'nt'li fatti brutti già succiessi.
La raggia èti 'nu vizziu capitali
ca faci scatinà' cuedda ti Diu,
siccomu Iddu no' vvoli cchiù lu mali
ti ci tannu lu Figghiu Sua 'ccitìu.
Scanzamu 'shtu piccatu ca è murtali
e no' ni faci sciri ddo' Iddu scìu.
Ccussì vogghiu pur'iu.
La raggia quannu veni è comu vampa
e ci la senti a luengu no' nci campa.
Traduzione
L'ira
Se dobbiam parlar d'ira non conviene,
perché può fare male più a noi stessi,
ma anche agli altri quando chi la prova
si vendica e può perder i riflessi.
È micidiale se non si reprime,
ché fa commettere azioni non ammesse
e chi ne ha colpa sconterà le pene
come nei brutti casi già successi.
L'ira è un vizio capitale
che fa scatenar quella di Dio,
siccome Lui non vuole più il male
di chi allora uccise Suo Figlio.
Evitiamo questo peccato che è mortale
e non ci fa andare dove Lui andò.
Così voglio pur io.
L'ira quando si manifesta è come fiamma
e chi la prova non vive a lungo. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Sonetto caudato in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione. Schema: ABAB/ABAB, CDC/DCD, dEE.» |
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