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Ti 'n annu a l'atru cànciunu li cosi.
È cchiù ti mienzu giugnu già passatu
e 'ncora no' ssi vètunu carosi
ca l'àbbutu 'nvernali hannù canciatu.
È fredda l'aria e no' nci shtannu rosi,
cá la scilazza tuttu è cungilatu
e no' lu sannu mancu li shtutiosi
qual è la cosa ca n'è ruvinatu.
Lu 'shtati auannu no' nci 'rriva cchiù,
cá pari comu ci lu soli è muertu;
lu cielu è nuvulatu e no' cchiù blu.
Si sapi ca 'shtu munnu e tuttu shtuertu
e ci nci corpa simu propria nu':
facimu alla natura tanta tuertu.
Ca ni cashtìä è ccertu.
Ci vulimu lu 'shtati cu sia schiettu,
trattamu la natura cu rispettu.
Traduzione
La natura ci castiga
Da un anno all'altro cambiano le cose.
Più della metà di giugno è già passata
e ancora non si vedono giovinette
che abbiano cambiato i vestiti invernali.
È fredda l'aria e non ci sono rose,
ché la brina tutto ha congelato
e non lo sanno neanche gli studiosi
qual è la cosa che ci ha rovinato.
L'estate quest'anno non arriva più,
ché pare come se il sole sia morto;
il cielo è nuvoloso e non più blu.
Si sa che questo mondo è tutto storto
e chi ha la colpa siamo proprio noi:
facciamo alla natura tanto torto.
Che ci castiga è certo.
Se vogliamo che l'estate sia schietta,
trattiamo la natura con rispetto. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Sonetto caudato in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione. Schema: ABAB/ABAB, CDC/DCD, dEE.» |
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