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Orazio che ore sono...
ti prego infermiere dimmi che ore sono!
Devo correr a teatro... presto!
Questa sera debutto.
Ma come faccio? Non ricordo...
no, non il copione,
non ricordo la strada per giunger al loggione!
Maledetta memoria insana,
maledetto questo letto che ancor puzza di sudore.
Perché Dio hai con me così infierito,
perché il mio pubblico m'ha abbandonato?
-"Essere o non essere"-... recito sottovoce,
ripasso il canto che mi diede gloria
con le mani che ormai s'atteggiano
ad asciutte immagini di morte,
Ma il cuor possiede ancora sette battiti!
Oh quanto rammento il profumo del palco,
quell'essenza gusto legno
che lasciò nella mia vita il calco,
e il buio e la luce,
l'infinita musica e il sipario immenso...
Apriti armonioso una volta ancora
rallegra il mio sentire
con l'ultimo loro applauso.
Allora, che ore sono mio caro Orazio, dimmi...
-"Buona notte, dolce principe.
E voli d'angelo t'accompagnino cantando al tuo riposo"- |
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Questa poesia è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.
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««C'è chi muore oscuro perché non ha avuto un diverso teatro. -Denis Diderot-
A tutti gli anziani dimenticati in qualche casa di riposo...
(Foto da web - L'ultima frase è tratta dal finale dell'Amleto di Shakespeare.)» |
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