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| «Mentre Adler collegava il complesso di inferiorità essenzialmente a un difetto fisico anche piccolo (preferibilmente presente fin dalla nascita), Freud vi vedeva maggiormente una tensione fra l'Io e il Super- Io (o, meglio, un irrisolto conflitto tra l'Io reale e l'Io ideale) . Ma, al di là della psicoanalisi, direi che tante persone, anche molto intelligenti, soffrono di piccoli complessi di inferiorità, per le cose che non sanno fare bene. Durante il C . A . R . a Cagliari, ebbi l'onore di diventare amico (per quel paio di mesi) di un ragazzo di Viareggio laureato in Filosofia (ultimamente Internet mi ha rivelato che, ancora adesso, è professore di Storia all'Università, di Pisa se non erro, con al suo attivo pubblicazioni relative soprattutto alle scorrerie dei pirati nel Mediterraneo di mezzo millennio fa), intelligentissimo e spiritoso (nazionalista convinto, mi inviò a casa una cartolina scritta con una penna rossa e un'altra verde: insieme al bianco di fondo quei colori rappresentavano la bandiera italiana!) Non era bellissimo, ma certo privo di difetti, eppure mi confidò che aveva la seria intenzione di lasciare la sua ragazza, alla quale voleva bene ma di cui non sopportava l'obbligo che lei gli aveva quasi imposto di andare insieme in discoteca a ballare ogni sabato sera (se se la fosse sposata, pensava, avrebbe mai potuto continuare a mettere regolarmente piede in un locale nel quale egli si sentiva costantemente fuori luogo?)» |
| Inserita il 24/06/2016 |
Qualcosa andato storto nell’infanzia
si ripercuote sulla gioventù,
e poi su tutto il resto della vita,
impedendo la quiete e l’armonia.
Nei luoghi dove gli altri come pesci
nuotano con freschezza e abilità,
noi, gli inferiori, quasi estranei siamo,
al di là di qualsiasi applicazione.
Più ci sforziamo, a volte, di piacere,
più viene a galla la disarmonia,
la goffaggine insita in azioni
che per tanti son lisce come l’olio.
E’ il caso di ben presto abbandonare
quelle cose che gli altri forse hanno
succhiato con il latte della madre,
e dedicarci a ciò ch’è a noi più consono.
E l’arte, la poesia, l’introspezione,
gli interessi, i ricordi, l’attenzione
sono certo le cose che più d’altre
frequentemente corrono in soccorso.
(Peccato che scarseggi l’intuizione
di scovare chi pure è come noi,
ricoperto di maschere che celano
così bene un difetto come il nostro!) | 
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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| «Il titolo è in tedesco in onore del viennese Alfred Adler che, anche più del suo concittadino Sigmund Freud (ci sarà per caso un nesso con il fatto che, per il settimo anno consecutivo, la capitale austriaca e della psicoanalisi risulta, nel 2016, la città più vivibile del mondo?), si occupò del complesso di inferiorità, del quale ho forse sempre (in forma lieve) un po’ sofferto.» |
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Commenti di altri autori:
«In questa bella poesia traspare chiaramente quel VOLERSI CREDERE inferiore, ma che al contrario dimostra invece la grande umanità, sensibilità, grande cultura e bravura di un poeta che meriterebbe tutti gli elogi del mondo...»
«Proprio ieri ho letto da qualche parte che l'umiltà è quella virtù che non si pensa di avere... Probabilmente nel caso del nostro poeta, che confessa in nota di soffrire, secondo lui, di complesso d'inferiorità, si tratta solo di questo. 
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