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Or che mai è oltre la Manica?
Forse gridano i fulmini,
forse i terribili,
flutti del disonore,
della vergogna
tetri ti seppelliscono,
Tamigi, o pallido
rivo di van rancore,
e la zampogna
alle campagne sibila,
canzoni belliche,
i flauti del soldato
che non partiva,
alle cieche casupole
dei bimbi miseri,
le miniere del Fato,
terra corriva;
forse i pallidi valichi
di Dover, flebili
urlano a una Tempesta,
a mezzanotte,
all'ombra degli spasimi
fatali e tremuli
della Luna funesta,
piove alle grotte,
e forse si riversano
nell'onde gelide
le labbra del silenzio
cimiteriale,
dove i Demòni spargono
i tristi calici
d'inebriante assenzio,
Orco fatale.
Or che mai è oltre la Manica?
Forse i lumi s’accendono
delle vie in tenebre,
si danza per la sala
d’un londinese
Sire, e i canti si muovono
e vanno e s’àgitano,
e intanto d’una pala
è il tuòn palese:
i sepolcri si schiudono,
le fosse scavano,
si prepàran le croci,
prive di nome,
e al cielo stanno i bàratri,
l’orbe voragini,
i Destini feroci,
e chiedo come:
or che mai è oltre la Manica?
La mia donna è una vedova,
piange al mio loculo,
ha in braccio il fanciullino
ch’è appena nato,
mi geme ad un’incognita
fossa terribile,
e grida il poverino
bimbo agitato,
ed ella ha in man la lettera
che scrissi - l’ultima -
la legge a un fosco ossame
tra i tanti uccisi,
la proclama a un anonimo
sasso, sarcofago,
tra l’estivo fogliame,
di pianto intrisi
le sono gli occhi, l’iridi
si stillicidano,
e il bimbo guarda intorno,
di croci un mare,
e gli orizzonti annerano,
cupi s’infuriano,
decade il caldo giorno,
è van sperare.
Or che mai è oltre la Manica?
Forse l’ossa mie posano
al suolo gelido,
e maledico il campo
della tenzone.
Presto dovrò combattere
un Mostro orribile,
è del Demonio il lampo,
Napolëone.
Sarà una guerra inutile,
crudele e in tremiti,
e a un tiràn ve n’è un altro,
pace beffarda,
e morirò tra i giovani
nel giuoco ignobile
d’un trono immenso e scaltro,
legge bugiarda.
Or che mai è oltre la Manica?
Con la sua rossa barda,
terribilmente combattendo muore
un uom che dice addio a Vita e ad Amore! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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