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| Osservavo, nella penombra,
oggetti inanimati prendere vita,
scintillare ai raggi di luna cadenti
sul davanzale, in una sera d'estate.
Il vaso d'alabastro tra le mani di una Sekmet
assorta in un tempo sospeso,
la piccola ballerina atzeca dai seni nudi
danzare in movimenti aggraziati
sull'orlo della credenza antica.
Riconoscevo l'anima ancestrale,
di pescatori di Capodimonte, lanciare le loro reti,
con voce di tuono gridare,
mentre la tempesta astratta imperversava sul mare.
Mi ritrovavo nel silenzio a colmare solitudini,
a misurare distese di luce e desiderio d'amore,
sentivo come le mie mani estirpassero spine acuminate
dal mio cuore per mostrarlo puro ai tuoi occhi.
Penso che il sogno non esista nel ricordo,
ma nel rimpianto del sogno del ricordo,
come l'incedere regale di Ankhesnamon perduta,
dal pettorale di lapislazzuli che rifletteva lo sguardo
di immagini rarefatte.
Scorgo ora alla luce fioca di lampade egizie,
portatori dai corpi intarsiati nel legno,
portarmi il sale perché io possa lenire le ferite
dopo millenni di rincorse e di rinascite.
Ti sento amore, essenza leggera, sangue del mio sangue,
movimento infinito imperversare sul mio corpo,
morire e rinascere oltre l'amore.
Così sono il padre di mia madre,
che stringo forte al petto raccontandole
del Drago Azzurro,
che esorto a stare attenta all'amore che incanta e fa soffrire,
figlio di mia figlia che con voce melodiosa per ne canta nenie struggenti.
Ora la pioggia bagna la terra e l'amico vento
piega al suolo i canneti,
respiro, ti sento, ti appartengo,
atomo nell'atomo del tuo divenire. |
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Eolo |
07/05/2015 22:40 | 2401 |
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