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In sul venir della Notte e 'n su, a' Luna,
e in tra le frasche i' sentìa 'l Temporale.
Quasi in spasmo pell'etra e truce e bruna
fòlgor i' ne vedea dischiuder l'ale.
Al finestrèl i' mi posai; e la cruna
dell'orizzonte or lagnava. Un fatale
tòno percosse del ciel la laguna;
e qui i' rabbrividìa 'n su, al maëstrale.
Così i' mirai 'l mister di questa runa,
nome del vespro, la Notte immortale.
Ma 'l cor mi si sciogliea, e 'n febbril lamento
ei si confuse co' le piogge; e un manto -
d'inquietudine! - avea 'n su me un portento.
Allor i' ne cogliea 'l venir d'un canto,
foglia fiorita recisa dal vento.
Eppur nella Tempesta i' n'era affranto.
All'udir della pioggia i' avea tormento,
gemito oscuro mi stava d'accanto.
Un tenue Mostro danzàvami accanto,
e i' che 'l mirava n'aveva 'l tormento.
Folgori e Sentimento:
Connubio dolce pe' un gemente core,
occhio d'un giòvin che piagne e si muore!
Un gelido Orco m'andava d'accanto,
e mi strinse co' ghigni, e i' avea tormento.
Alla finestra i' ne sedea, e ivi affranto
i' tremolava alle Furie del vento,
've colla sacra cetra i' urlava un canto.
Nel cielo si splendea un cupo portento,
nel frattempo, di lampi un negro manto,
e 'l calle attiguo abbandonò un lamento.
Allor mi parve 'l vespro un'immortale
Norna che preme di Morte una runa.
Spire di tosco urlava 'l maëstrale,
e m'attoscòmmi 'l core. La laguna
di piogge si tergea scialba e fatale,
e un tòno i' udìa lagnar de'i lampi a' cruna.
Ma in un attimo 'l ciel or schiuse l'ale,
e scemò la Tempesta; e men che bruna
la Notte stava, or morto 'l Temporale.
Come e quanto mi piacque l'alba Luna! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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