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Luna,
sfumato candore tra le nubi
e lucerna della Madre Terra,
seduta dinanzi a questa lignea finestra,
invoco a te in tal giorno
il Saggio Consiglio.
Mesto e forzato sorriso
trapassa ora il tuo volto paffuto.
Silenzio Messaggero.
Sussurri languida al mio petto inaridito da Gelosia.
Dolce brezza di Zefiro trasporta con sé lemmi ignoti
che quali versi cantano
una smarrita e gioviale libertà di amare.
Placido ardore del cavallo
che fugge irrefrenabile nella brughiera.
Spirito guerriero di fronte al pallore della Morte.
Quella sera bevvi dal calice di Amore
l'avvelenata pozione
che giunse rapida al mio cuore.
Torpore aureo dell'essenza divina.
Fatale effetto che turbo' anche lui.
Natura, commossa,
lacrimava sui nostri volti.
Scorreva fulminea come un fiume di carezze.
Lui cingeva il braccio intorno alla mia schiena
e io stretta a lui contemplavo l'umano profumo.
Basterebbe solo un istante di quella sera ancora
per colmare l'amarezza di una gelida Vita.
Concessa sarei al Cupo Spirito.
Senza alcun rimorso.
Vittima del mercenario più crudele
trafitta com'ero nel cuore senza pietà.
Uccisa nell'animo
colmo di dolore
scorreva nelle vene un sangue malinconico.
Osservo le tue brillanti pargole sparse nel cielo,
colme di Fortuna di restar accanto a te.
Al contrario, io
lascio dietro al mio passo
pozze di sofferto dolore.
Il mio cuore che prima batteva di un'impavido zelo,
ora afflitto dal morbo letale,
procede singhiozzante,
in un sofferente singulto
che lacera il respiro. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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