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| Se ne va ormai l'ultimo sgocciolo
di quest'incerto tempo desolato,
lanciato nei suoi proclami di potere
dà fiducia ma non alleggerisce le pretese,
dove l'egemonia di casta ancor è invadente
e brinda a due mani alzando il solito bicchiere.
Tu misera figura strascichi col culo per terra
e non c'è pace per te sotto la zavorra che ti sotterra,
i media con i loro vassalli ti scrivono la lezione
in cravatta e doppiopetto ... ma tu rimani nel ghetto:
i tuoi diritti son carta straccia offerta sull'altare
del solito potere che cambia modi e faccia, ma non la nota.
Se ne va la ragione schiava del nero potere
sull'altare dell'Europa ti han messo il capestro,
quando si è cambiato gioco senza rispettar l'insieme
popolo mio a quelle due lire han fatto la cresta
e tu sei entrato ... dall'agone della miseria al buio pesto,
ora a quelle tue toppe si dà un taglio per colpirti nel vivo.
Chiacchiere in compagnia di manager e banchieri ...
ti lasciano la prima pagina con un po' d'elemosina
e solo in quel giorno di festa per te ci sarà gloria,
poi entrerai in quella nebbia sempre più nera
e piange l'anima per la scena ripugnante nauseabonda:
ma a raschiar il barile senza incuria ... il liquido ... inonda. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Riformare sempre partendo dagli ultimi noti è la solita sinfonia,
ma il vero privilegio ringrazia e altezzoso ... sempre la fa franca.» |
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